Pubblicato il 24/10/2019, 19:04 | Scritto da Gabriele Gambini

Quei vent’anni di Grande Fratello che anticiparono i social network

Quei vent’anni di Grande Fratello che anticiparono i social network
All'Università Cattolica di Milano, i dirigenti di Endemol Shine e alcuni concorrenti della prima edizione hanno ricordato l'esordio del reality show nella tv italiana e la nascita di una nuova era del linguaggio, tra celebrazioni e invettive.

La prima edizione italiana del Grande Fratello andò in onda nel 1999 su Canale 5

 

Il Grande Fratello col suo occhio ubiquo ci spia, come vaticinava Orwell in 1984? La società panoptica che sorveglia e punisce è alle porte come scriveva Foucault? Al contrario, forse non siamo spiati abbastanza, la tutela della privacy è un’invenzione dietro alla quale si trincera chi non vede l’ora di essere spiato. Altrimenti i social network, Instagram su tutti, non servirebbero a un fico secco. E però prima dei social c’era già il GF televisivo, che vent’anni fa anticipava l’ondata voyeristica dei social e, più dei social, rendeva tangibili i sogni di Alvaro Vitali e Renzo Montagnani quando lumavano le Gloria Guida di turno dal buco della serratura nelle commedie anni ’70.

Il convegno all’Università Cattolica di Milano per raccontare i 20 anni del reality show

«Ci fu una grande discussione dentro Endemol Shine Italia quando, correva l’anno 1999, avevamo visionato le videocassette dell’edizione olandese per decidere se portare il format nel nostro Paese. C’era chi sosteneva fosse un programma immorale e spingeva per trasmetterlo in seconda serata su Italia 1. Scegliemmo Daria Bignardi per la prima serata di Canale 5. La sua presenza si rivelò fondamentale per smussare gli angoli nell’impatto di una trasmissione del genere in un Paese cattolico», ricorda Leonardo Pasquinelli, oggi A.D. di Endemol, ai tempi vertice della piramide dirigenziale dell’intrattenimento Mediaset.
Il successo della prima edizione fu clamoroso. 16 milioni di spettatori, 60% di share, gli italiani facevano la fila a vedere il surfista, il muscoloso, il pizzaiolo, il futuro ufficio stampa dei grillini, la bagnina, la gatta morta lasciva, mentre si chiedevano se Dante Alighieri fosse parente di Santi Licheri, mentre amoreggiavano, mentre prendevano il sole senza dire una parola. Fu una rivoluzione copernicana dal punto di vista dei contenuti, dove l’apporto autorale faceva il minimo indispensabile per oliare un canovaccio già pronto.
«Indugiare sulla faccia di uno che non proferisce parola fu dirompente nel linguaggio televisivo», spiega l’autore Andrea Palazzo. Eugenio Scalfari, Walter Veltroni, tanti esponenti della cultura lanciarono invettive, proponendo fantasiose forme di boicottaggio del GF. Non servirono a nulla. 

«Si diceva che il GF fosse la causa della sconfitta dei partiti progressisti alle elezioni, perché favoriva il qualunquismo. Ma in altri Paesi dove andava in onda, come la Spagna o il Regno Unito, vinsero Zapatero e Blair», continua Pasquinelli.
I protagonisti della prima edizione sono rimasti nell’immaginario collettivo come santini. La vincitrice della prima stagione, Cristina Plevani, oggi istruttrice di fitness, ricorda: «Non mi sarei mai votata, ero bruttina, un po’ patetica, venivo dalla provincia, non sapevo come comportarmi. Dopo aver vinto, sono passati molti treni davanti a me, non li ho colti come avrei dovuto, ma va bene così». Sergio Volpini deve la sua consacrazione al soprannome Ottusangolo, inventato per lui dalla Gialappa’s Band che lo scelse come ospite nei suoi programmi, premiandone l’eloquio surreale e trapattoniano: «Provavo a propormi come un personaggio diverso, ma non c’era verso, la gente mi cercava e mi chiamavano a fare ospitate soprattutto perché ero diventato per tutti l’Ottusangolo», ricorda lui.
Nel susseguirsi delle edizioni, sono state sdoganate le tematiche dell’omosessualità, dell’appartenenza di genere, il senso del pudore ha ridefinito i contorni sul piccolo schermo, molti uomini medi con prospettive limitate hanno trovato una carriera all’esterno della casa in virtù del loro essere stati spiati da tante persone. Proprio come accade oggi sui social, appunto.

Gabriele Gambini

(nella foto il logo del Grande Fratello)