Pubblicato il 22/10/2019, 12:05 | Scritto da La Redazione
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Oggi in edicola: Mario Giordano è un luogocomunista

Mario Giordano il “luogocomunista” che ama la caciara

Il Fatto Quotidiano, pagina 13, di Andrea Scanzi.

Mario Giordano è un gran furbacchione. Conduce un programma di successo su Rete4, Fuori dal coro, in cui ci trolla dall’inizio alla fine. E lui se la ride, peraltro senza neanche nasconderlo troppo. La fredda cronaca. Un anno fa, Mediaset decide genialmente di trasformare Rete4 da TeleCasino in CheDuePalle. Il tentativo fallisce miseramente. Così Rete4 torna TeleCasino. Fine fredda cronaca. Giordano, tra i più efficaci opinionisti melon-salviniani, ha su Rete4 un programma tutto suo. Nato in sordina, sta avendo gran successo. S’intitola Fuori dal coro, e già qui c’è un parossismo di paraculismo, perché non esiste forse al mondo un programma più “dentro il coro” del suo.

Mario Giordano e i luoghi comuni

Giordano eleva infatti il “luogocomunismo” a cifra distintiva della sua conduzione, forte del suo eloquio-mitraglia e di una innegabile competenza in tema di sprechi, sovranismi e derivati. La sigla è Another Brick In The Wall Part 2 dei Pink Floyd, e se qualcuno lo dicesse a Roger Waters lui come minimo mitraglierebbe tutta Mediaset (ma credo che lo farebbe a prescindere).

Di cosa parla Fuori dal coro? Semplice: parla di Mario Giordano. E qual è la tesi di Fuori dal coro? Semplice: la tesi e Mario Giordano. Egli è al contempo narrante e narrato. La realtà si piega, neanche troppo riottosa, al suo volere. Un po’ one man show e un po’ sfogatoio, Fuori dal coro è una sorta di Sgarbi quotidiani post-contemporaneo, ovviamente molto meno patetico (ci vuol poco). Giordano, qui tribuno e monologhista, sceglie tutti gli argomenti più adatti a titillare la pancia e li ingigantisce ad arte, magari con servizi atti a dimostrare che alle Isole Tonga ci sono 7 impiegati pubblici pagati da noi, e loro ovviamente lì mica lavorano, e quindi rubano i nostri soldi, e dunque è colpa loro se in Italia siamo poveri, e allora invadiamo le isole Tonga e facciamogli un culo cosi (cazzo!). E qui parte l’applauso del pubblico presente, composto – lo si capisce anche solo dalle facce assai vigili- da assidui lettori di Kant, pensosi esegeti di Schopenhauer e fieri nostalgici dei simposi dell’Antica Grecia.

 

(Nella foto Mario Giordano)