Pubblicato il 17/10/2019, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Daniele Cesarano: Il successo di Distretto di polizia, Ris e Don Matteo all’epoca fu una sorpresa

Daniele Cesarano: “Una serie tv risulta vincente per ragioni ogni volta diverse, l’essenziale è non annoiare mai il pubblico”

Daniele Cesarano, nato autore e sceneggiatore, oggi Head of Drama di Mediaset o, se preferite, direttore di Mediaset Fiction, è il deus ex machina delle produzioni seriali del Biscione. Gli uffici che a lui fanno riferimento selezionano le nuove produzioni, indicano la direzione da intraprendere per rivolgersi a target precisi di pubblico, pensano a contenuti realizzati poi dagli sceneggiatori e dalle realtà produttive.

«Non c’è una regola per individuare la formula vincente di una serie tv», dice a margine della presentazione de L’isola di Pietro 3. «Ci sono però criteri di base: innanzitutto non annoiare lo spettatore, intrattenerlo e, il più possibile, suscitare emozioni».

L’isola di Pietro fa leva su un volto popolare e di fortissimo traino come quello di Gianni Morandi, perfetto per una generalista come Canale 5.
La forza di Gianni è indiscutibile. La nuova stagione è stata confezionata pensando a un bel prodotto, caldo e accogliente. C’è una storia interessante, c’è la leva del giallo, capace di suscitare curiosità nel pubblico che vuole capire come l’indagine si risolve, c’è un luogo in cui si ha voglia di stare.
Quali sono i vostri criteri alla base della realizzazione di una fiction?
Premessa: noi non realizziamo fiction. A quello pensano gli sceneggiatori e le case di produzione. Il nostro compito è selezionare i prodotti più adatti al nostro pubblico. L’essenziale è privilegiare le emozioni e un intreccio narrativo ad alto tasso di intrattenimento. Diversificando il più possibile i generi. Dal poliziesco al sentimentale, cerchiamo di allargare l’offerta per essere originali e complementari nelle proposte.
Oggi si discute molto della linea di demarcazione tra una serie tv destinata a un canale free generalista e a prodotti pensati per Netflix e affini. La differenza è così netta?
La linea di demarcazione c’è, ma è labile. La stessa Netflix ha un bouquet di prodotto molto largo e generalista e la differenza con Rai e Mediaset non è così netta come si può pensare. Esistono però regole d’ingaggio diverse: le piattaforme online puntano molto sull’offerta binge, addirittura hanno ridotto il numero degli episodi di una serie per stagione per venire incontro a quest’esigenza. Sulle tv free puoi ancora consumare una puntata e permetterti di aspettare per proseguire.
Questo consente di variare alcuni ingredienti delle sceneggiature?
L’adrenalina forte e immediata di solito è preferita nella serialità Netflix, la tv free predilige un andamento diverso, magari più cadenzato.
Il segreto per macinare ascolti?
Se esistesse una regola sempre valida, sarebbe già stata scoperta. L’essenziale è non annoiare e saper suscitare emozioni. Poi conta molto l’elemento sorpresa. Prodotti come Ris, Distretto di polizia o Don Matteo sono partiti senza troppo clamore e senza aspettative clamorose. Ma nel tempo si sono imposti andando oltre le previsioni.
Dunque c’è anche la necessità di osare.

Nei limiti del possibile, è una componente determinante.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Daniele Cesarano)