Pubblicato il 22/07/2019, 17:03 | Scritto da Alfio Rossi

Rai Pride: una settimana per cui essere orgogliosi della tv di Stato

Rai Pride: una settimana per cui essere orgogliosi della tv di Stato
Dagli omaggi ad Andrea Camilleri e Mattia Torre, al Moon Day e agli spot di Fiorello. Sono stati sette giorni per cui ha avuto senso il servizio pubblico. Speriamo non sia stato solo un fuoco di paglia.

La settimana del Rai Pride

Chiamatelo orgoglio Rai, Rai Pride, come volete. Fatto sta che da qualche tempo, l’Azienda di Viale Mazzini sta provando ad alzare la testa. Non facciamoci illusioni, intendiamoci: restano voragini e lentezze, ma la settimana che si è appena conclusa è stata nel segno di alcuni momenti in cui la Rai è tornata a giocare un ruolo centrale come azienda culturale e cassaforte della memoria collettiva degli italiani.

Il ricordo di Andrea Camilleri, con un palinsesto adattato e addirittura la facciata del palazzo di Viale Mazzini, quel palazzo con il cavallo spesso vituperato dalle cronache, illuminata con alcune delle frasi più significative dello scrittore scomparso.

Mattia Torre e il Moon Day

Il ricordo di Mattia Torre, geniale talento cui la Rai ha voluto prontamente dedicare speciali e omaggi. E il Moon Day, il 50esimo anniversario dell’uomo sulla Luna: in questa celebrazione la Rai non era sola, ovviamente, anche le altre reti si sono contraddistinte, specialmente Sky ha fatto speciali importanti.

Ma la Rai ha giustamente puntato sull’evento, forte delle immagini storiche che erano nella mente di milioni di persone e che, in sintesi, rappresentano il motivo per cui è necessario il canone. Tutto questo proprio nella settimana di proposte bizzarre sull’abolizione totale del canone, in cambio di un aumento del servizio pubblico. Come a dire: «Andiamo sulla luna a piedi».

I dirigenti uniti per una volta

Un’azienda incredibilmente compatta nel ricordo, dall’amministratore delegato Fabrizio Salini al presidente Marcello Foa, alla direttrice di Rai1 Teresa De Santis. Come se non fosse la Rai, insomma…

Se poi sommiamo l’inizio degli spot della divertente campagna di Fiorello per Viva Raiplay, che dovrebbe rappresentare il futuro del servizio pubblico, forse esiste qualche speranza che la Rai possa piano piano uscire dal tunnel. O forse è stato solo un bel sogno. Vedremo.

 

Alfio Rossi

 

(Nella foto la sede romana di viale Mazzini)