Pubblicato il 11/06/2019, 17:31 | Scritto da Tiziana Leone

Il genio incompreso di Carlo Freccero, costretto a dimostrare la sua forza prima di dover tornare nella lampada

Il genio incompreso di Carlo Freccero, costretto a dimostrare la sua forza prima di dover tornare nella lampada
Il caso di Realiti è forse solo l'ultimo esempio dell'ansia da prestazione del direttore di Raidue Carlo Freccero, che a novembre terminerà il mandato.

Carlo Freccero è stato definito, in passato, un genio della tv. E da quando è tornato al timone di Rai2 sta cercando di dimostrare di esserlo ancora. Ma l’ansia da prestazione forse non è la consigliera migliore.

L’ansia da prestazione era quasi inevitabile per Carlo Freccero. Lui, il genio, la mente sopraffina, colui che ha cambiato il modo di fare tv, il direttore che ha sdoganato Daniele Luttazzi, creato il Fabio Fazio di Anima Mia, inventato L’Ottavo Nano, da cui poi è stato cacciato, tornato a Rai2 dopo anni di “ostracismo ingiusto” l’ha gridato fin dal primo giorno: «Per me è una rivincita».

I sogni non realizzati

Ma quella rivincita, giorno dopo giorno, ha lasciato posto all’ansia di dimostrare al Popolo sovrano, che il genio ingiustamente sopito per anni, era pronto a riuscire dalla lampada. Più forte di prima. Desideroso di scompaginare il palinsesto, Freccero ha prima gridato che avrebbe cancellato la vecchia tv di Michele Guardì, poi che avrebbe chiamato Luttazzi, poi che avrebbe messo Sfera Ebbasta sulla poltrona di The Voice. Non ci è riuscito. Ma il genio incompreso è sempre lì, il tempo stringe, il contratto, non retribuito, è a termine. E l’ansia da prestazione sale. Quindi tanto vale spingere sull’acceleratore e chiamare un altro genio incompreso, Enrico Lucci, che finché intervista Valeria Marini e i cani di lei è un fenomeno, poi messo in prima serata, in diretta, a condurre un programma che non sa di niente, ma che ospita i giovani neomelodici siciliani, perché in Italia esistono anche loro, assume le sembianze di in un concorrente da Grande Fratello.

Vestito come un Teletubbie, Lucci, in ansia da prestazione dopo il flop di Popolo sovrano, che Freccero aveva voluto affidare a lui e a Alessandro Sortino, prima di chiuderlo per mancanza di ascolti, l’altra sera ha fatto quel che sa fare Lucci. Ci ha provato, a disinnescare la bomba. Ma con la stessa faccia con cui intervista i cani della Marini.

Entrambi spinti dall’irrefrenabile io e dal bisogno di dimostrare che la tv deve mostrare il mondo che cambia, e con il mondo i social e la gente che li popola, Freccero e Lucci hanno dimostrato che il piccolo schermo non è fatto per dare libero sfogo all’ego di chiunque. Se il web è un mondo libero di lasciar proliferare gente che inneggia alla mafia e al nazismo, che condanna i vaccini, che istiga al bullismo, che difende il femminicidio, la tv non ha il dovere, in nome di un’ipotetica libertà di pensiero e di coscienza, di dare voce a questi fenomeni da baraccone. Perché appassionarsi alla mestizia della vicenda di Mark Caltagirone, non giustifica la prima serata concessa a un “pischelletto” che difende le stragi di Capaci e di Via D’Amelio. Un errore riconosciuto da Freccero, come da Lucci. Peccato che il genio in loro non li abbia avvisati prima.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Carlo Freccero)