Pubblicato il 30/04/2019, 19:01 | Scritto da Gabriele Gambini
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Morgan: Non basta il sogno, per fare musica occorrono studio e gavetta

Morgan: Non basta il sogno, per fare musica occorrono studio e gavetta
Parla Morgan, uno dei quattro coach di The Voice of Italy, in onda ogni martedì in prima serata su Rai2 con la conduzione di Simona Ventura.

Morgan: “A The Voice si sono presentati in trentamila. Ne vincerà uno solo. Per questo voglio insegnare regole pratiche per avvicinarsi alla musica con autenticità”

Al solito, a vederlo sembra un incrocio tra Samuel Taylor Coleridge e Mozart. Lo raggiungiamo in camerino mentre discute di dandysmo. Un’attitudine non solo estetica. Marco Castoldi – Morgan –  inizia un flusso di coscienza in cui, tra rimandi e citazioni codificabili solo se non si fa di un’intervista una caccia al titolo di richiamo, campeggia vittoriosa la prima passione dell’ex Bluvertigo: la musica. Su quella, il cantautore concentra il suo racconto sul suo ruolo di coach a The Voice of Italy.

«C’è stato un giorno in cui Gué Pequeno mi ha accusato di parlare in “musichese”. Non so che cosa voglia dire. Non esiste il “musichese”. Esiste la musica».

Non è la prima volta che si confronta con il meccanismo del talent televisivo. «I talent show producono incertezze che possono, in pochi casi, trasformarsi in certezze. A The Voice si sono presentati in trentamila. Ne vincerà uno solo. Quell’uno, nonostante la vittoria, non avrà ancora la carriera assicurata», constata Morgan.

Per evitare di fabbricare provvisorietà esistenziale, l’antidoto c’è: «Forgiare l’autenticità delle persone, senza illusioni. Insegnando loro le basi, fornendo regole pratiche». Il punto di partenza è la riscoperta dell’armonia: «L’armonia è la cosa più bella della musica, vale di più della melodia e dei suoni. Quest’epoca se lo sta dimenticando».

GUARDA LA VIDEOINTERVISTA

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Morgan)