Pubblicato il 08/04/2019, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Gilberto Neirotti, Masterchef 8: Non sono arrogante, ma credo in ciò che faccio

Gilberto Neirotti, Masterchef 8: Non sono arrogante, ma credo in ciò che faccio
Il finalista più discusso e divisivo di questa stagione di Masterchef si confessa a TvZoom: dal percorso di gara agli auspici per il futuro.

Gilberto Neirotti: “Che fatica, l’esterna a Milano!”

 

È stato il Lex Luthor di Superman. Il Moriarty di Sherlock Holmes. Il Joker di Batman. Scegliete voi. Gilberto Neirotti ha bucato lo schermo di Masterchef 8 con la sicurezza posturale che molti hanno scambiato per sicumera esistenziale. Disse di lui Guido: «Non è cattivo, ma è insopportabile».

Invece il ventiquattrenne di Sommacampagna, profonda provincia di Verona, si presenta alla conferenza che decreta ufficialmente la vittoria di Valeria Raciti nel talent show Sky, sfoggiando un sorriso accomodante e una personalità gradevole. Il diavolo fa le pentole, non i coperchi. E non è così brutto come lo si dipinge. Il gioco delle parti del montaggio televisivo riesce a coniare santi e martiri.

Gilberto, molti le hanno dato dell’arrogante.

Non sono arrogante. Sono sicuro di me stesso. Sono giovane e credo in quel che faccio. Ho sempre puntato in alto, non lo nascondo, non vedo perché debba abbassare le ali.

Nel finale, quando mancava poco all’elezione del vincitore, stava addirittura per commuoversi.

La tensione può bucare la scorza del duro (ride, ndr). Sono emersi tutti i miei lati caratteriali.

Ha sperato di vincere?

Quando eravamo rimasti solo in dieci, sì, ci ho creduto.

Ora che cosa accade?

Voglio migliorarmi costantemente. Sperando di trovare qualche chef che creda in me e mi aiuti.

Il momento più duro del programma?

L’esterna a Milano, nel ristorante El Brellìn. Davvero un momento difficile.

Il piatto più ostico da preparare?

Cacio e pepe in vescica. Una situazione assurda. Non riuscivo nemmeno a controllare la cottura.

Che ne pensa della cucina italiana?

Si tratta della cucina migliore del mondo. Per guardare al futuro, dovrebbe mischiare sapientemente tradizione e innovazione.

Gabriele Gambini

(nella foto Gilberto Neirotti)