Caso Botteri: davvero pensate che passare da New York a Pechino sia una punizione?
Giovanna Botteri sarà la nuova corrispondente da Pechino
Il caso di Giovanna Botteri è emblematico per capire il livello, ormai bassissimo, della nostra categoria. Nonostante sia passato un uragano nel 2008 che ha di fatto stravolto il mondo dell’editoria e dell’informazione, noi giornalisti non perdiamo mai occasione per dimostrare chi veramente siamo: una categoria di pigri ignoranti, arroccati su rendite di posizione anacronistiche. Nonostante il mondo sia radicalmente cambiato, continuiamo a fare battaglie inutili, su principi che già nei decenni passati erano sbagliati. E la storia l’ha dimostrato ampiamente
La bravissima collega Giovanna Botteri, corrispondente per 12 anni da New York per la Rai, è stata trasferita a Pechino, la capitale economica mondiale del futuro. Nella città dove si giocheranno le partite cruciali della finanza e dell’industria del prossimo secolo. E dopo 12 anni, forse, giusto cambiare aria per trovare nuovi stimoli. Soprattutto in un lavoro dove la curiosità è la motrice principale.
Giornalisti miopi
La maggior parte dei colleghi, invece di vedere l’opportunità, ha gridato allo scandalo, parlando di allontanamento a causa della linea anti-Trump, seguita con pervicacia negli ultimi anni da Giovanna Botteri. Si è parlato di un complotto sovranista globale, ma evidentemente mal riuscito, perché la giornalista è stata mandata nella capitale più strategica del momento, tra l’altro nella nazione acerrima nemica di Donald Trump. Quindi, qualcosa in questo famigerato complotto non torna. Ma vabbè, la miopia e l’ignoranza non hanno limiti.
E poi, in un momento in cui giornali, siti e telegiornali chiudono per colpa di una crisi di sistema inarrestabile, mentre migliaia di colleghi sono rimasti a spasso, senza avere alternative, forse un po’ più di buon gusto non farebbe male. Poi, certo, New York è più figa di Pechino, ma qui si dovrebbe parlare di giornalismo e non di lifestyle.
(Nella foto Giovanna Botteri)