La Rai del cambiamento per ora non cambia
Le buone intenzioni non bastano, servono idee
Ma la Rai del cambiamento quando cambia? Perché c’è il rischio che tra piani industriali e liti di corridoio, vere o presunte, la tv di Stato sia sempre la stessa. Programmi al pomeriggio con bassi ascolti e con gli stessi contenuti, a pranzo idem e la sera non si vede uno straccio di talk show degno di questo nome.
I varietà riciclano i soliti format, con conduttori che, bene che va, ripropongono format vecchi di 40 anni, in una televisione che dichiara di volersi andare a prendere un pubblico giovane. Ieri, poi, con Ballando con le stelle si è fatto il solito salto nel tempo passato. Non parliamo delle telecronache di calcio, sempre in bilico tra gag e noia mortale.
Chi si salva
Si salvano solo le fiction, con il respiro internazionale degli ultimi anni. E per trovare novità dobbiamo andare dal folle Carlo Freccero, effettivamente, anche se sembra che i cambiamenti siano più provocazioni che scavalcano il servizio pubblico, piuttosto che reale novità televisiva.
Male anche i TG
I Tg rispecchiano il solito refrain, niente di nuovo: Tg1 appaltato ai grillini, Tg2 roccaforte dei leghisti e Tg3 dell’opposizione. Rainews, niente di nuovo. Sappiamo che cambiare programmi in onda non è una rcosa che succede in pochi mesi.
Leggiamo di buone intenzioni e di trattative importanti. Ma i fatti sono fatti e le parole sono parole: e sulla presentazione dei palinsesti autunnali si giocherà la vera credibilità di questo management.
Hannibal
(Nella foto Ballando con le stelle)