Pubblicato il 26/03/2019, 17:02 | Scritto da Tiziana Leone
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In questo anno Fabrizio Frizzi è morto ogni giorno, per ciascuno in maniera diversa

È successo un anno fa, alle quattro di mattina. L’Italia si è svegliata senza più Fabrizio Frizzi. Sembrava impossibile

C’è il foglio bianco. E dietro la paura di non essere in grado di rendergli giustizia. Perché va bene il mestiere, ma Fabrizio è un’altra cosa. Tutti in tv lo stanno ricordando, chi bene, chi male, chi così, chi proprio no.

In queste 8.760 ore senza più Fabrizio c’è stato chi ha messo in discussione le priorità della propria vita, chi ha dovuto prendere il suo posto, chi ha scritto libri, chi ha fatto interviste, chi lo ha ricordato in privato, chi si è lamentato di non esser potuto entrare ai suoi funerali, chi lo ha continuato a guardare, chi gli ha dedicato studi televisivi, chi ha sentito la sua mancanza e basta. In queste 8.760 ore Fabrizio è morto ogni giorno. Per ciascuno, in maniera diversa. Fabrizio è morto quotidianamente. Un anno fa era impossibile scrivere questo verbo al presente. E ora si fa fatica a coniugarlo al passato. Semplicemente perché anche adesso Fabrizio continua a morire.

Fabrizio è in tv

È lì in tv, lui con il suo sorriso di sempre, la simpatia di sempre, quelle sue facce che in 8.760 ore abbiamo imparato a conoscere a memoria, c’è, è lì, vivo, ma poi domani invece no, sarà morto di nuovo. Ancora. In una delle tante funzioni celebrate oggi per ricordarlo un parroco ha detto che Dio è vita. Che Fabrizio è vivo nel suo sorriso, quel sorriso pulito e onesto, dietro cui non si è mai nascosto del rancore.

Ma anche Fabrizio sapeva provare rancore, come sapeva amare, così sapeva odiare, come sapeva essere felice per gli altri, così si sapeva incazzare. Finché è stato vivo. E la sua gente, il suo pubblico, chiunque lo abbia conosciuto anche solo per un minuto oggi è tutta qui a ricordarlo, aiutata da una giornata di merda piovuta all’improvviso su un cielo fino a ieri azzurrissimo esattamente come ha fatto una malattia di merda con Fabrizio, piovuta all’improvviso su una vita azzurrissima.

E poi ti accorgi che in queste 8.760 ore hai intervistato chef, attori, cantanti, ballerine, figure, controfigure, chi ti ha risposto male, chi non ti ha risposto, chi ti ha sorriso, chi se n’è fregato, un magma di pensieri e parole da cui manca Fabrizio. E Fabrizio continua a morire. Così. Ogni giorno, nella sua assenza c’è la presenza del vuoto che ha lasciato in chi gli stava vicino, ma anche in tutte quelle persone che senza averlo mai conosciuto, lo sentivano come un amico. Tante. Tantissime.

Persone che lo vedevano come uno famoso, ma senza il vestito da super eroe addosso. Non aveva l’abito da Mandrake. Nemmeno quello di Superman. Tanto meno quello di Hulk. Si è sempre vestito solo di onestà e bellezza e sorrisi e cortesia e gentilezza e simpatia e battute e incazzature e paure e timori. Lo so che tutte queste e sono di troppo, un ossimoro lessicale, ma la virgola non gli avrebbe reso onore. Sarebbe bello trovarne ancora di e, utili a continuare a ricordare, a raccontare, a farlo vivere e vivere e vivere e non lasciarlo morire ancora una volta. 

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Fabrizio Frizzi)