Pubblicato il 13/03/2019, 18:37 | Scritto da La Redazione
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Ora o Rai più. La sfida di Marco Travaglio per la tv di Stato

Ora o Rai più. La sfida di Marco Travaglio per la tv di Stato
Il direttore del “Fatto Quotidiano” propone una riforma di viale Mazzini, recuperando una proposta di legge d’iniziativa popolare del 2006. Rimasta nel cassetto.

Rassegna stampa: Il Fatto Quotidiano, di Marco Travaglio

Una riforma per liberare la Rai dai partiti. La chiede Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi che, partendo dalle ipocrite accuse dei partiti di una Rai asservita alla politica, ricorda come la Rai berlusconiana e renziana sia stata nettamente peggiore della Rai di oggi.

Il Fatto lancia la sfida: «Si vedrà chi vuole un servizio pubblico e chi preferisce i soliti servizietti privati. La riforma è già bell’è scritta: attende soltanto, da 12 anni, che qualcuno la sposi. La preparò nel 2005 un gruppo di giornalisti, artisti e giuristi, tra i quali Tana De Zulueta, Sabina Guzzanti, Michele Gambino, Giovanni Valentini, Curzio Maltese, Carlo Freccero, Giulietto Chiesa e Furio Colombo, in forma di legge d’iniziativa popolare, traendo il meglio dai sistemi radiotelevisivi pubblici del resto d’Europa. Le migliaia di firme raccolte furono consegnate nel 2006 al Ministro delle Telecomunicazioni Paolo Gentiloni, che la infilò in un cassetto e le lasciò riposare in pace.

Ora quel progetto potrebbe riprenderlo Di Maio, che ha tenuto le Telecomunicazioni, convocandone gli autori e facendola propria. Il punto di partenza è la creazione di un Consiglio per le Comunicazioni audiovisive di 24 membri (un terzo designato dai presidenti di Camera e Senato, due terzi da rappresentanti dei territori, del mondo produttivo e sindacale, della cultura e degli operatori radiotelevisivi: Regioni, Comuni, sindacati, imprenditori, consumatori, utenti, editori, autori, artisti, università), in carica per 6 anni (svincolati quindi dalle maggioranze parlamentari).

Il Consiglio nomina il Cda Rai, selezionato mediante concorsi pubblici non in caso ad appartenenze politiche a professionalità e indipendenza che a sua volta elegge presidente e Direttore generale», così scrive Travaglio.

Un uovo di Colombo. Chissà se la Rai gialloverde e le opposizioni tutte, che urlano «fuori la politica dalla Rai», avranno il coraggio di cambiare davvero.

 

(Nella foto la sede Rai di viale Mazzini a Roma)