Pubblicato il 13/03/2019, 17:01 | Scritto da Gabriele Gambini

Barbara D’Urso: Non è la D’Urso è il mio esperimento in prima serata

Barbara D’Urso: “Nelle prossime puntate di Non è la D’Urso potrebbe esserci spazio per la politica”

Non è l’Arena. Non è la Rai. È la D’Urso. Ma Non è la D’Urso, parafrasando il titolo del programma in prima serata che la Barbara nazionalpopolare condurrà su Canale 5 da mercoledì 13 marzo. In teoria fino a maggio, in pratica bisognerà saggiare la risposta del pubblico.

Da un lato, siamo di fronte a un esperimento televisivo. Dall’altro, gli ingredienti dell’esperimento sono consolidati: sarà un programma parlato, con ospiti, interazione diretta degli spettatori, attualità. La politica potrebbe arrivare con qualche protagonista di primo piano.

La prima puntata prevede in studio Heather Parisi – icona sgambettante dei globalisti libertari che la contrappongono a Lorella Cuccarini, paladina del sovranismo identitario – la famiglia Carrisi, verosimilmente senza la minaccia di spie ucraine al seguito, dopo le vicende diplomatiche che hanno visto Al Bano travestito da 007, al centro di un triangolo col Cremlino e con Kiev.

I temi

E ancora: il fratello rinnegato della principessa britannica Meghan. Dulcis in fundo, Fabrizio Corona, autore ad honorem de L’Isola dei Famosi, considerate le recenti vicissitudini dei naufraghi.

«Corona non verrà in studio per essere incensato. Tanto meno per parlare de L’Isola dei Famosi. In passato erano accadute cose poco carine nei confronti di mio figlio che lo avevano visto protagonista. Da quel momento lo avevo depennato dalla mia lista. Poi ha deciso di porgermi le sue scuse attraverso Il Corriere della Sera. Si è palesata l’opportunità che venisse come ospite in trasmissione, io ho chiesto che mi venissero fatte le scuse anche in video. Troverà dinanzi a sé persone che non condividono il suo stile di vita, l’ambiente non sarà compiacente nei suoi riguardi».

Barbara D’Urso parla seduta a gambe incrociate sul pavimento dello studio di via Colico, a Milano. Lo stesso dove la Gialappa’s Band ha dato vita a Mai dire Talk, nella struttura in cui vanno in onda le dirette del Gruppo Mediapason. Ha dinanzi a sé una platea di giornalisti web e sa come bilanciare l’efficacia delle informazioni con la confidenza sorniona che mette a suo agio l’interlocutore di turno.

I punti di forza

Non è la D’Urso gioca su due punti di forza. Il primo è estetico: lo studiato uso delle luci sarà un tratto distintivo dell’ambiente. Il secondo è etico: ogni ospite si ritroverà al cospetto di oggetti sferici, all’interno dei quali ci saranno persone che hanno avuto relazioni interpersonali con lui. «L’ospite in studio non potrà vedere chi sono queste persone, il pubblico a casa, sì. Gli interventi degli abitanti delle sfere stimoleranno l’interazione con gli spettatori, che potranno valutare con like positivi o negativi l’utilità della loro presenza».

Sarà il confronto, il sale del programma. Barbara lo sa. E al confronto non si sottrae nemmeno quando, dallo studio, durante il buffer allestito prima delle prove, le vengono chiesti selfie e battute corroboranti. Un dazio da pagare assieme allo stakanovismo aziendale: «Non è la D’Urso è un esperimento che ci siamo inventati Ivan Roncalli e io. Per il resto, da anni sono operativa in due caselle fisse. Pomeriggio Cinque, che batte la concorrenza ogni giorno. Domenica Live, che tutte le domenica batteva la concorrenza per cinque ore. Ho capito che l’azienda mi chiedeva altro e l’ho fatto. Ma per loro dovrei fare il pomeriggio, le cinque ore della domenica, senza scordare il Grande Fratello. De La Dottoressa Giò potremmo parlarne più avanti. Per ora resisto. Ma non so quando riuscirò a prenotare le vacanze».

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Barbara D’Urso)