Pubblicato il 19/02/2019, 17:01 | Scritto da Tiziana Leone

“Al Collegio è tutto vero, la nostra cattiveria e le crisi dei ragazzi”, parola di Professor Maggi

Professore di Italiano e Educazione Civica, il Professor Maggi è una vecchia conoscenza de Il Collegio, dove ha scelto di tornare. In questa intervista ci racconta perché

Dopo un esordio con 1,6 milioni di spettatori, torna questa sera su Rai2 Il Collegio, il programma che riporta i ragazzi nella scuola del 1968, tra lezioni e privazioni. A tenere le lezioni di Italiano e Educazione Civica è il Professor Andrea Maggi, da sempre nel corpo docente de Il Collegio. Professore di lettere a Pordenone, Maggi è tra i più amati dal pubblico, forse un po’ meno dai ragazzi della scuola.

Professore, cosa le piace del Collegio?  

«L’atmosfera e il corpo docente, siamo un gruppo molto affiatato,  anche i nuovi arrivi si sono subito ambientati. Siamo più cattivi che mai. Mi piace anche l’idea di fare questo viaggio nel tempo del passato, durante il quale questi ragazzi entrano in crisi e mostrano le loro fragilità». 

I ragazzi studiano davvero?

«Sì, per questo Il Collegio è  vero esperimento sociale. Studiano e le lezioni sono reali, hanno compiti da svolgere. L’impegno richiesto è vero, così come le loro crisi di nervi. E’ come se fossero esattamente a scuola, con la differenza che non hanno i loro strumenti abituali, come tablet o telefoni». 

La cattiveria di voi docenti è vostra o aiutata dagli autori?

«Quest’anno il preside ci ha chiesto di esser piu rigorosi, più severi ed esigenti. Non gliene faremo passare una, saremo sempre più cattivi, d’altronde ci pagano per farlo».

Verrebbe da chiedersi chi glielo fa fare a questi ragazzi…

«Esatto, è quello che mi chiedo anche io. Perché così tanti ragazzi vogliono fare questo esperimento? Ricevo migliaia di richieste al giorno come se potessi decidere io. La bellezza di questa programma  sta nel fatto che i protagonisti si sentono messi alla prova. Si dice sempre che i giovani moderni sono molto pigri e scansafatiche, ma invece cercano le prove, si scontrano con gli adulti proprio per vedere fino a che punto possano tirare la corda, a loro piace cimentarsi in fatiche che non hanno mai sperimentato»..

Quando torna alla sua scuola reale come viene accolto dai suoi studenti?

«Quando torno dal collegio comincia prima di tutto la trafila degli autografi per gli amici degli amici. A scuola sono diventato inconsapevolmente un punto di riferimento per tanti ragazzi. Oltre al fatto naturalmente che tutti vogliono sapere come va a finire Il Collegio…»

E lei come vive questa “popolarità”?

«E’ un grandissimo privilegio, non mi sarei mai aspettato una popolarità tra i ragazzi così grande e il fatto che attraverso i social mi scrivano, mi raccontino i loro problemi significa che effettivamente la figura del Prof. Maggi del collegio ha lasciato il segno».

La figura del Prof. Maggi è tutta farina del suo sacco?

«Sì, è merito mio, gli autori mi lasciano andare a braccio, io a scuola sono così, a parte il vestito di mio nonno e la capigliatura un po’ antica». 

Cosa le manca della scuola degli anni ’60?

«Negli anni ’60 la scuola si è resa conto di moltissime problematiche che ha cercato di affrontare in maniera delicata, ma quello che sta venendo meno sono le conoscenze: la scuola di oggi tende ossessivamente a inseguire il futuro cercando compulsivamente di aggiornarsi, ma nel farlo dimentica i contenuti. E questo mi dispiace, perché i contenuti sono l’asse della nostra cultura»

Nella scuola moderna l’interferenza dei genitori è eccessiva?

«Talvolta  gli insegnati devono fare i conti con i capricci dei genitori: se i ragazzi sono problematici lo sono perché hanno genitori problematici».

Per fortuna al Collegio i genitori non sono ammessi…

«Li teniamo fuori e anche questo è un aspetto molto interessante: ci affidano i loro figli in tutto e per tutto, molti vengono da  lontano e devono fare i conti con la nostalgia. La loro fatica è reale, se recitassero non sarebbero così bravi».

Lei che  voto si dà?

«Io parto sempre da un voto basso, ma incoraggiante, perché mi stimolo da solo a fare meglio. Quindi direi un 7+»

Mica tanto basso scusi.

«E’ positivo, ma non eccessivamente alto. Così la prossima volta cercherò di fare meglio”.

Insomma anche lei si applica, ma potrebbe fare di più… 

«Esatto. E’ la frase tipica di noi professori, forse è nostra una forma mentis…».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto il Professor Maggi)