Pubblicato il 06/02/2019, 19:00 | Scritto da Gabriele Gambini

Enzo Miccio: La giacca di Claudio Bisio era stupenda, Virginia Raffaele può osare di più

Enzo Miccio: La giacca di Claudio Bisio era stupenda, Virginia Raffaele può osare di più
L'esperto di stile di Real Time commenta gli outfit della prima serata sanremese indicando i top e i flop, non scordando qualche auspicio per le prossime serate.

Enzo Miccio: “Loredana Bertè è un’icona di creatività, in tanti hanno imitato le sue scelte artistiche”

Il debutto di Sanremo 2019? «Nessuna nota particolarmente rilevante. Non dico di aver trovato un elettroencefalogramma piatto, ma spero che nelle prossime serate si osi di più in fatto di stile, e lo si faccia con gusto». Parola di Enzo Miccio, uno che sa far battere la lingua laddove il dente del giudizio (estetico) duole.

Il suo Enzo a Sanremo con Radio Italia, condotto assieme a Manola Moslehi, è un appuntamento consolidato dell’evento festivaliero. Va in onda tutti i giorni alle 14.50 su Real Time (Canale 31) e in contemporanea su Radio Italia, Radio Italia TV e Dplay.

Raggiunto al telefono da TvZoom, Miccio non si è risparmiato, indicando pregi e note dolenti della prima serata

V come VIRGINIA. Raffaele, naturalmente.

Ha scelto un abito Armani Privè, da sempre marchio icona di stile. Però non ha particolarmente brillato, può e deve fare molto di più.

G come GHEMON.

Uno stile street abbastanza peculiare, forse eccessivo per il palco di Sanremo, che ha i suoi codici. O si sceglie un costume di scena – ma allora lo si deve fare con il piglio di Renato Zero o della prima Lady Gaga – o si mantiene un outfit capace di emergere tra velleità caratterizzanti e rigore formale.

R come RENGA. Francesco.

Abito nero beluga. Un grande classico molto chic. Promosso.

B come BOCELLI. Matteo.

Ha scaldato la platea, soprattutto quella femminile, con la sua avvenenza. Già lo si conosceva, giusto che suo padre inizi a sponsorizzarlo.

G come GIACCA. Quella di Claudio Bisio.

In molti sui social l’hanno criticata. Invece è un’opera d’arte. Un ricamo su velluto di seta che richiede molto lavoro. Può non piacere, ma è una grande prova dell’artigianato italiano. Io la indosserei senza pensarci due volte.

B come BERTE. Loredana.

Una tigre abituata a lottare contro tutto e tutti. Amo il suo carattere, è un’icona di creatività, in tanti hanno imitato le sue scelte artistiche. Stilisticamente ha puntato sulle sue gambe, da sempre perfette. Sembra quasi che le sviti al termine di ogni esibizione e le riponga nel freezer per una conservazione imperitura.

B come BAGLIONI.

Bravo perché ha strategicamente pensato di fare un passo indietro quando necessario, gestendo i suoi momenti con grande equilibrio.

P come PASSATO.

Ricordo con piacere i Festival della mia giovinezza, quelli anni’80 e ’90. Tutti attendevano le innovazioni di look di Anna Oxa, camaleontica e affascinante. Ma anche Loredana Berte e Patty Pravo.

G come GENERAZIONI. Le nuove.

Arisa ha saputo rinnovarsi costantemente nel look dai tempi del suo boom con Sincerità. Sa comunicare uno stato interiore con il suo aspetto, riesce a far da ponte tra il suo brano e il pubblico grazie alla comunicazione non verbale. Apprezzo anche Alessandra Amoroso, dallo stile sempre equilibrato, né troppo, né troppo poco.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Enzo Miccio)