Pubblicato il 10/12/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Leo Gassmann: I pregiudizi sul mio cognome fanno parte del gioco. Sanremo? Tutto a suo tempo

Leo Gassmann: Anastasio è una persona eccezionale, trasforma in modo propositivo la sua urgenza di scrivere

 

Ha la compostezza olimpica dello stoico. Si sente appagato dall’esperienza di X-Factor 12 sognando, con un po’ di paraculismo doroteo pur sincero alla prova dei fatti, la politica dei piccoli passi. Sanremo? «Non è ancora il momento, devo fare esperienza». Essere figlio e nipote d’arte? «I pregiudizi ci saranno sempre, ma a chi mi scrive parole d’odio, rispondo mandando amore». Sex symbol sui social? «Perché no? Mi fa piacere ricevere le attenzioni femminili. Scriverò una canzone sulle donne e sulla loro importanza nella società». Leo Gassmann post eliminazione al Tilt del talent show targato FremantleMedia è un fluire circostanziato di emozioni ragionate.

Che cosa ti è mancato della vita quotidiana stando nel loft?

Mi mancava il camminare per strada, guardare il cielo, mi mancava la famiglia. Ma ho imparato tantissimo. Tutto ciò che ruota attorno a X-Factor è una macchina artistica potente.

Chi ti ha colpito, tra i tanti concorrenti?

Tutti brillano di una luce particolare. Il livello è altissimo. Anastasio è una persona eccezionale, trasforma in modo propositivo la sua urgenza di scrivere. Anche dal punto di vista umano è limpido. Sa essere autoironico e merita di fare un bel percorso.

Che cosa rispondi a chi ti accusa di essere un po’ teatrale nei modi?

Che vengo da una famiglia di artisti e teatranti, fa parte del mio modo di essere. Ho cercato di levigare questi aspetti di me lavorandoci su, ma non bisogna nascondere ciò che si è.

Dispiaciuto di essere uscito proprio alle semifinali?

Non mi pento di nulla, rifarei tutto. Sono cresciuto, ho imparato cose, parato colpi. Sono uscito con la chitarra in mano, il modo migliore. Con la chitarra avevo iniziato il mio percorso durante le Audizioni.

Sherol ha sottolineato, quando ha perso il ballottaggio contro di te, quanto tu avessi ancora delle peculiarità da mostrare al pubblico.

Ringrazio Sherol, è un’artista di valore, il suo futuro sarà brillante. Penso di essere riuscito a mostrare tutto me stesso durante il percorso, esco col sorriso.

Hai sentito tuo padre Alessandro dopo l’eliminazione?

Subito dopo. Mi ha fatto un gran piacere sentirlo. Mi ha sempre lasciato libero di scegliere il mio percorso, seguendomi però con grande attenzione. Sono andato a X-Factor per costruire qualcosa di mio, senza nascondere il mio cognome.

Essere figli d’arte, con un nonno come Vittorio e un padre come Alessandro, può essere un’arma a doppio taglio.

Tutti siamo in un certo qual modo figli d’arte, perché tutti siamo figli della Natura. La trovo una cosa bellissima. Quanto ai pregiudizi che possono circolare sul mio conto, fanno parte del modo di essere degli uomini. Li accetto. E a chi mi manda odio, restituisco amore.

A che cosa pensi quando scrivi un brano?

Ci sono momenti in cui scrivo le cose che osservo, altri in cui scrivo le cose che vivo. Cerco di immedesimarmi in ciò che vedo e vivo, la luce delle cose risiede nell’anima delle persone. Vorrei, nel mio piccolo, con la mia musica, essere utile alla società. Tutti dovremmo scendere dal piedistallo e dare il nostro contributo mettendo a frutto in modo sincero i nostri talenti.

Il rapporto con Mara Maionchi?

Mara è una persona dotata di grande intuito. Fa tutto con passione, non ha bisogno di accattivarsi le simpatie del pubblico, dice le cose pane al pane, vino al vino. Sapeva leggermi dentro e stimolarmi.

Ti ha assegnato i brani giusti?

Non avrebbe potuto fare assegnazioni migliori.

I momenti più belli di X-Factor?

Cantare Next to me e il mio inedito. Ero carico a pallettoni, la scenografia poi era splendida.

Una critica dura da digerire?

Quando ho cantato Jovanotti. Cantarlo per me era molto importante, ascoltavo le sue canzoni assieme a mia mamma. Ma le critiche alla mia esecuzione erano fondate, mi hanno permesso di capire dove migliorare. I giudici servono anche a questo, dopotutto.

Pensi a Sanremo?

Si tratta di un traguardo prestigioso per chiunque faccia musica. Ma non è corretto forzare i tempi. Penso a piccoli passi.

Gabriele Gambini

(nella foto Leo Gassmann)

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