#Riccanza 3: su Mtv arriva lo sboccing like no tomorrow al cubo

Riccanza è il programma scritto da Antonio Gramsci, se Antonio Gramsci avesse le fattezze di Giulia De Lellis, che riscuoterebbe il plauso di Diego Fusaro, se Diego Fusaro facesse una fusione sayan con Valentina Nappi

Riccanza al cubo. Quindi Riccanza parte 3. Lo sboccing like no tomorrow (cit. Il Pagante, che ha curato la sigla) torna su Mtv (canale 130 Sky) da martedì 4 dicembre alle 22.50 e mostra una cosa: la riccanza raccontata sotto forma di docu-reality autoironico prodotto dalla DueB di Luna Berlusconi piace. Al punto che il programma, nella versione originale italiana, è sbarcato in Spagna, e in Francia si sta producendo un’edizione locale tutta nuova.

Chi non conoscesse lo show, può immaginare una cosa del genere: Riccanza è il programma scritto da Antonio Gramsci, se Antonio Gramsci avesse le fattezze di Giulia De Lellis, che riscuoterebbe il plauso di Diego Fusaro, se Diego Fusaro facesse una fusione sayan con Valentina Nappi.

Giovani rampolli nati in famiglie abbienti, sfoderano il loro mercatismo placcato oro, dimostrando di essere non solo consumatori spendenti nell’apolide frenesia dello shopping mondiale, ma raccontando nel dettaglio il loro quotidiano.

La prima edizione

Nella prima stagione era esploso il fenomeno boombastico di Elettra Lamborghini tra i protagonisti, e di Tommaso Zorzi, dandy manierato col gusto per la battuta urticante. La nuova stagione porta in dote una certezza: Farid Shirvani. L’imprenditore italo-persiano ha attraversato indenne le stagioni mostrando il lato più simpatico del programma.

Per lui la #riccanza è far leva su una personalità dalle forti tinte comiche yuppies, non è un mistero che si ispiri ai personaggi in voga nella tv italiana degli anni ’80, Drive In in primis, ma anche i Gatti di Vicolo Miracoli.

Il nuovo cast

Poi ci sono le sfaccettature più glamour. Tra le nuove entrate, degna d’attenzione Elvezia, autodefinitasi principessa rock per via della passione per gli sport estremi. Si veste Elisabetta Franchi, sogna di aprire un ristorante tutto suo, ma ha in programma anche un’escursione sul monte Everest. Le sorelle Giorgia e Alessia Morosi Visentin virano invece su un aspetto più tradizionale: in loro non c’è ribellione, c’è alta borghesia da cena di gala al Principe di Savoia.  A patto che siano gli uomini a offrire, perché: «Un uomo che non paga il conto della cena viene depennato dopo il primo appuntamento». Tradizionalismo in barba agli afflati libertari.

Entrambe ammettono di non amare il viaggio sui mezzi pubblici perché troppo affollati, e di regalarsi di tanto in tanto borsette e orologi costosi.

Si prosegue con lo spagnolo Juan Fran Serra, trentenne amante della vita notturna in dimensione fluida e festaiola, militante sotto l’emblema di Dolce&Gabbana per quanto riguarda il vestiario e sospettoso nei confronti dei “brand cheap”. Chiude il cast, la coppia formata dai cugini siciliani Angelo e Antonio, a loro volta appassionati di sport estremi e di efficacia fotografica da social.

Se Vittorio Sgarbi tempo addietro aveva definito i protagonisti «Emblema di una gioventù depensante e senza idee», e se sul web erano fioccate le parodie, tra cui #poveranza, adeguato contraltare con le pezze al sedere del format, si possono trarre alcune conclusioni: #Riccanza funziona perché fornisce uno spaccato aspirazionale della post adolescenza occidentale che, strisciate di carta di credito a parte, affonda le sue radici in una confortante normalità.

E poi è un programma divisivo. Stimola l’emulazione neoliberista, l’odio di classe post marxista, la faciloneria populista. O più semplicemente la curiosità del pubblico.

Gabriele Gambini

(Nella foto il cast di Riccanza 3)