Pubblicato il 12/11/2018, 12:05 | Scritto da Paolo Madeddu

X Factor 12: il nulla che spacca, ma che vince facile sulla concorrenza

X Factor 12: il nulla che spacca, ma che vince facile sulla concorrenza
Un'edizione che si trascina faticosamente, tra trovatine da avanspettacolo e giudici che sembrano la parodia di se stessi.

Dopo dodici anni la ripetitività non aiuta il format, ma intorno la situazione è peggiore

Di X Factor si parla sempre bene. Forse perché il resto della programmazione è tremendo, forse perché non c’è giornalista (incluso chi scrive) che non conosca qualcuno che ci lavora e al quale vuole relativamente bene. Forse perché tutti sognano di esser tirati dentro a lavorarci, ché la sensazione è che ci siano soldi e cioccolatini Lindor per tutti.

O forse perché alla fine ci siamo abituati: la formula è quella, a tutti va bene che ci vengano dati in pasto una cinquantina di volontari e che 49 siano fatti a pezzi, in fondo sapevano a cosa andavano incontro eccetera. Eppure, mai come quest’anno, dietro al momento di trionfo dei Maneskin (quel fenomeno che puntualmente ogni tre-quattro anni dà un senso alle chiacchiere sulla capacità del programma di individuare il fattore X) la formula va trascinandosi con una prevedibilità quasi insopportabile, e questo malgrado gli isterici tentativi di rendere il programma ipergiovane – in modo da andare incontro ai social (e agli sponsor).

Il livello dei concorrenti è buono

Martina Attili sui pattini X Factor

Martina Attili sui pattini

La dodicesima edizione, per quanto i concorrenti sembrino mediamente più promettenti di quelli delle edizioni precedenti (cosa che rendeva più fastidioso lo smaccato tentativo di cucirgli addosso uno storytelling facilone durante le selezioni) va avanti tranquilla: tutto nel PERCORSO viene assorbito, anche il cambiamento di giudice. Forse è il pregio di un format appiattito su se stesso, di una narrazione che conta sulla compiaciuta complicità dello spettatore. E tuttavia non è un caso se i giudici come gli imbonitori hanno aumentato a dismisura la quantità di «Figata», «Spacca», «Unico», «Mi hai emozionato» e di furtive lacrime dopo le esibizioni.

Soprattutto, non è un caso se la messinscena ormai va per il circo puro. La poverina che canta e pattina contemporaneamente, una delle ragazze con la supervoce messa a fare Aretha Franklin coi bigodini in testa, il cantautore che viene invitato a essere più macho, gli emometallici che si lanciano in Sfera Ebbasta e Amore e Capoeira, il crooner 16enne spronato a sbattersi e sudare finché non diventa qualcosa che non è – e a furia di buoni consigli è uscito. Dev’essere sembrata quasi una beffa per i ragazzi, chiamati a fare i salti mortali con la voce e con l’attitudine, vedere i Dark Polo Gang acclamatissimi per un’esibizione annoiata e annoiante, basata su strafottenza e orologi (per gli estimatori: swag).

La sorpresa di questa edizione

Per contro se i Bowland si presentano suonando il bicchiere (strumento un tempo nobile, per il quale pure Mozart ha scritto partiture) sono sgridati perché troppo eccentrici, e il tutto da gente il cui PERCORSO artistico non è passato alla storia per versatilità e capacità di saper fare tutto e reinventarsi: solo quest’anno, due dei giudici hanno cavalcato senza indugio la strada del tormentone estivo e uno dei due è stato talmente originale da fare una canzone per il figlio (ovviamente sventolato nel video come tutti gli altri prodotti che l’uomo-sandwich deve reclamizzare).

D’altra parte, gli altri programmi picchiano duro: sul servizio pubblico rifanno Portobello e si giocano come jolly la corteggiatrice che scopre di essere incinta durante la trasmissione, su Mediaset stappano lo champagne per la lite tra Blasi e Corona e avendo fiutato l’aria, preparano il ritorno del programma più orgogliosamente deficiente del PERCORSO di Italia1, La pupa e il secchione.

I giudici

I giudici comunque ormai esprimono la loro competenza e dialettica a colpi di: «Dico quel cazzo che mi pare», «Anch’io dico quel cazzo che mi pare», «Hai rotto i coglioni», «Sti cazzi». Gli ascolti, coerentemente, crescono. Perché questo è uno dei programmi migliori: pensate gli altri.

 

Paolo Madeddu

 

(Nella foto un momento di X Factor 12)