Pubblicato il 05/11/2018, 12:05 | Scritto da Paolo Madeddu

Andrea Bocelli primo in tutto il mondo, ma non in Italia

Andrea Bocelli è primo in classifica in Uk e Usa

Numero uno nel Regno Unito e numero uno in Usa, una doppietta mai vista per un artista italiano. Ma in Italia, un blando sesto posto nella classifica degli album per , il disco che – come già Romanza nel 1997 – vede cimentare Andrea Bocelli in una serie di collaborazioni di profilo internazionale (da Ed Sheeran a Dua Lipa): molti nostri addetti ai lavori trovano difficile accettarlo ma anche per artisti all’apice del successo è un riconoscimento oltre che un’opportunità quella di collaborare con uno dei cantanti più famosi del pianeta.

La carriera di Andrea Bocelli conferma che all’estero raccoglie molte più soddisfazioni che nel suo Paese: è sempre stato così. Probabilmente, dopo Sanremo 1995 non avremmo più sentito parlare di lui se non fosse stato per il successo mondiale di Con te partirò, che come singolo non è mai entrata nella hit parade italiana (nemmeno in fondo, verso la centesima posizione); l’album che la conteneva raggiunse soltanto il n.10.

Solo una volta primo in Italia

In questo secolo il cantante toscano è stato al n.1 in Italia alla fine del 2009 con il disco natalizio My Christmas, che effettivamente raggiunse il lusinghiero risultato di 180mila copie vendute (2 milioni e novecentomila negli Usa). Ma per il resto, nel suo Paese le sue vendite sono sempre state lontane da quelle dei colleghi italiani. La popolarità di Bocelli ci arriva di ritorno, da vero cervello – o voce – in fuga. E portando con sé un decennale imbarazzo per il fatto che al pubblico americano e inglese la musica italiana piaccia solo quando legata alla tradizione dell’opera, della romanza, del “bel canto”.

Ora molto probabilmente ricomincerà il dibattito, e prevedibilmente verrà ignorato, per convenienza, che forse non è solo un problema di stereotipo: le charts internazionali di questo decennio dimostrano che nessuno impedisce ad artisti di vari generi provenienti da Francia, Germania, Spagna e Belgio di farsi apprezzare sui mercati più importanti.

La tradizione del bel canto

La verità è che oltre al vecchio “bel canto” anche il resto della la musica italiana potrebbe piacere, se fosse un po’ meglio. Quel che è certo è che il disprezzo per Bocelli e per il suo genere non è del tutto estraneo alla diffusa ignoranza del proprio passato musicale, che l’Italia ha fervidamente coltivato: per quanto apprezzato dagli stranieri il nostro patrimonio è stato archiviato, dimenticato – quando non irriso in nome di una modernità nella quale, peraltro, non abbiamo saputo eccellere.

 

Paolo Madeddu

 

(Nella foto Andrea Bocelli)