Pubblicato il 02/11/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Red Bricks Foundation, eliminati da X Factor: Siamo rocker, ma non solo. Con Lodo Guenzi grande sintonia

Red Bricks Foundation, eliminati da X Factor: Siamo rocker, ma non solo. Con Lodo Guenzi grande sintonia
Freschi eliminati da X-Factor, i Red Bricks Foundation parlano della loro esperienza: da Asia Argento a Lodo Guenzi, dal giudizio del pubblico al futuro. E ammettono: "Ci sarebbe piaciuto suonare Sparring Partner di Paolo Conte".

Red Bricks Foundation: Fedez avrebbe fatto meglio a difendere Emanuele, invece di criticare noi

Il caso Red Bricks Foundation ha scosso la seconda puntata dei live di X Factor. Nati su generose pompate di sangue indie-rock britannico nelle vene colato fino alla fase live grazie alle trasfusioni volute da Asia Argento, hanno intercettato l’animo dei rocker. Un po’ Mick Jagger, un po’ Suede. Quell’estetica alla Iggy Pop che, per certi versi, ai Maneskin aveva portato fortuna l’anno scorso. Pur con tutte le distinzioni stilistiche del caso.

E però le leggi della tv e dell’etichettatura li hanno fatti finire nel tritacarne dell’incasellamento (troppo) facile. «Al pubblico è arrivato un messaggio solo, ma noi siamo molto di più, un’immagine eclettica, un sound composito. Ce ne andiamo da X Factor a testa alta e felici. Con un solo rimpianto», dice il frontman Lorenzo Sutto.

Quale?

Avevamo pronta una versione di Sparring Partner di Paolo Conte davvero forte. Avrebbe dimostrato che il nostro repertorio e i nostri riferimenti stilistici sono tanti e distinti.

Il pubblico non vi ha premiati. Significa che non vi ha capiti?

Non abbiamo ancora ragionato su questo. Sappiamo chi siamo e che cosa vogliamo trasmettere con la nostra musica. Però un pubblico ampio di solito premia una voce pulita, una tecnica limpida. Forse non eravamo su quella lunghezza d’onda.

I talent show premiamo un pop più puro perché più rassicurante? O forse i riferimenti rock in quest’era musicale hanno meno appeal rispetto agli anni ’80 e ’70?

Ci viene in mente una frase di Tony Wilson in 24 Hour Party People: «All’Ultima Cena, in fondo, erano solo in 12». Significa che forse non siamo pronti per le grandi masse. Ma il nostro intento è riuscire con la musica grazie alla quale cui siamo nati, che ha sì riferimenti rock. Però è anche molto altro.

Sui social che cosa avete letto?

I social hanno bisogno di etichette. Questo è il limite della comunicazione di oggi.

Siete partiti con Asia Argento, vi siete ritrovati ai live con Lodo Guenzi.

Asia ci ha voluti fortemente, ha lottato per noi con le unghie. Ero in vacanza con la mia fidanzata quando mi arrivò la notizia della risoluzione del suo contratto con Sky. Fu destabilizzante. Però Lodo è stato eccezionale. Ci ha capiti, è stato coerente con noi. Ci ha difesi. Lo ringraziamo. E ringraziamo tutta la squadra di lavoro.

Se fosse rimasta Asia per voi sarebbe finita diversamente?

Se mia nonna avesse avuto le palle sarebbe stata un flipper (ridono, ndr).

Com’è andata con gli altri giudici?

Il giudizio su di loro è positivo. Il rapporto è stato ottimo. Forse Fedez avrebbe potuto risparmiarsi qualche attacco nei nostri confronti. Avrebbe fatto meglio a concentrarsi su Emanuele, piuttosto che criticare noi.

Chi vince?

O Sky o Fremantle prima di tutti. Significa che vince lo show, i concorrenti sono parte di esso, ma la macchina televisiva è al servizio dell’intrattenimento di un pubblico e ci riesce.

Con qualche controbilanciamento in negativo?

No, per noi in positivo. Speriamo che il pubblico capisca e premi la musica, indipendentemente dai suoi aspetti competitivi, che non sono ciò che conta davvero.

Un ricordo che vi portate dentro?

Aver calcato lo stesso palco di Sting.

Tornerete in studio a registrare?

Lo faremo. Prima dobbiamo ancora renderci conto di tutto quel che è successo e tornare alla vita quotidiana.

Gabriele Gambini

(nella foto i Red Bricks Foundation)