Matteo Costanzo, X-Factor: Manuel Agnelli si sbaglia, di personalità ne ho da vendere
Matteo Costanzo in carriera ha collaborato con Syria, Briga, Lorenzo Fragola e Gemitaiz
L’hanno paragonato a Jon Snow. Al Libanese di Romanzo Criminale. Questo sui social. Nel loft di X-Factor, Matteo Costanzo, venticinque anni, era il papà dei concorrenti: «Li sgridavo quando non sparecchiavano, ho urlato quando è arrivato il cibo e i più giovani si sono avventati sui cestini. Sa perché?».
Perché?
Perché stare nel loft è come stare in famiglia. Sono gli stessi meccanismi. Io ero il fratello maggiore, quello con compiti di controllo. E di rimprovero, a volte.
Un ruolo di personalità.
Manuel Agnelli sostiene io ne abbia poca.
Le ha dato fastidio?
Ho accettato di buon grado tutte le critiche. Aiutano a crescere. Ma sulla personalità, Manuel, mi sarebbe piaciuto farti cambiare idea.
Invece è uscito al primo live. Una bella sfiga.
L’assegnazione del mash up di Kanye West è stata interessante, ma non in linea col mio percorso. Io avevo in mente altro.
Che brano?
Whole Lotta Love dei Led Zeppelin. Poi magari sarei stato eliminato lo stesso.
Le è piaciuto il debutto di Lodo Guenzi?
Lodo è simpatico e schietto. In generale, la mia stima verso tutti e quattro i giudici rimane elevata.
Chi vince?
Anastasio è bravissimo, mi piacerebbe collaborare con lui. Poi apprezzo i Bowland. E Luna. Una vera popstar.
Gabriele Gambini
(nella foto Matteo Costanzo)