Pubblicato il 17/10/2018, 19:01 | Scritto da Gabriele Gambini

Ilenia Petracalvina: Eroi di Strada su Rai2 cerca storie di riscatto evitando i luoghi comuni

Eroi di strada è un programma di Rai2 in quattro puntate, nato da un’idea di Daniele Cerioni, Ilenia Petracalvina e Giovanna Serpico, firmato da Ilenia Petracalvina e Giovanna Serpico, con la regia di Luca Lepone, Paolo Porcaro e Andrea Menghini

Giornalista che per mestiere ha attinto a piene mani dalla cronaca, facendo delle asperità dei racconti di nera una leva per indagare il Paese nelle sue fondamenta, Ilenia Petracalvina prova a ribaltare il punto di vista. Il suo Eroi di strada (ogni mercoledì alle 23.30 su Rai2) prevede per ogni puntata l’esplorazione delle periferie di una città italiana: si parte con Napoli, poi Torino, Bari, Milano. Niente retorica distillata attraverso i drammi. Al contrario, storie di riscatto, incontri con personaggi del luogo divenuti famosi grazie a una passione che li ha portati lontano, facendo da collante tra una biografia individuale e la collettività identitaria di un territorio. A Napoli verranno raccontate le storie dei musicisti Enzo Avitabile, Antonio Prestieri, in arte Maldestro, Luché e dell’attrice Antonia Truppo. A Bari, tra gli altri, Ermal Meta. A Milano, tra gli altri, Emis Killa, Bianca Atzei, Gianluca Grignani. A Torino Federico Balzaretti, Giorgio Lupano.

Nella prima puntata vi imbattete nella periferia di Napoli.

La periferia si dilata molto nelle sue ramificazioni a nord est della città. Scampia, Secondigliano. Raccontiamo il percorso di personaggi che ce l’hanno fatta ma, collateralmente, anche quello di tanti piccoli eroi del quotidiano che vivono il territorio e sfidano i falsi miti circa l’impossibilità di coltivare i propri talenti se si nasce in un luogo disagiato. Una sorta di sogno americano dalla prospettiva ribaltata.

Quali sono gli ambiti più raccontati dal vostro viaggio?

Sono storie di riscatto trovate nel mondo della musica, dell’arte, dello sport. La musica, soprattutto, rende la nostra inchiesta una testimonianza di evoluzione generazionale dei linguaggi. A Milano parliamo, tra gli altri, di Emis Killa, a Napoli di Luché. Il rap intercetta il linguaggio dei più giovani.

Differenze tra le periferie di una città del nord e quelle del sud?

Napoli ha un impatto durissimo. Milano, da Quarto Oggiaro a Precotto o via Padova, sulle prime presenta una realtà più residenziale. Ma non significa che sia più facile in una città piuttosto che in un’altra.

Qual è il denominatore comune del racconto?

Mostrare quanto le difficoltà circostanti possano diventare uno stimolo e quanto la perseveranza e il desiderio contribuiscano a cambiare la realtà. Ermal Meta, per esempio, giunto a Bari dall’Albania, ci racconta quanto il substrato sociale del capoluogo pugliese sia stato alla base della sua vocazione artistica.

Come si evita lo spauracchio della retorica, nel confezionare un prodotto del genere?

Evitando di calcare la mano sui drammi, affrancandosi da giudizi di natura politica o di parte. Raccontando il reale, mostrandolo attraverso la spinta propulsiva di esempi positivi, modello per i giovani. Con una regia dal grande impatto visivo, mai invadente.

Qualcosa di diverso dai racconti di nera in cui si è imbattuta durante il suo mestiere di cronista.

La cronaca è la leva per indagare il reale. Stavolta è appassionante farlo cercando la bellezza straordinaria che si sgancia dal brutto e dall’ordinario. Anche questo è vero servizio pubblico.

Gabriele Gambini

(nella foto Ilenia Petracalvina)