Pubblicato il 09/10/2018, 14:04 | Scritto da Tiziana Leone
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Voajont: uno speciale Focus a 55 anni dal disastro in cui morirono duemila persone

Voajont: uno speciale Focus a 55 anni dal disastro in cui morirono duemila persone
Vajont: Analisi di un disastro (Per non dimenticare) ripercorre la storia della diga attraverso due racconti incrociati: uno tecnico ed uno di chi ha vissuto in prima persona quei momenti.

In onda questa sera alle 23.15 su Focus, lo speciale ripercorre quel tragico giorno attraverso le testimonianze di chi l’ha vissuto. Tra loro anche Mauro Corona, all’epoca tredicenne

Al Vajont, 55 anni dopo il disastro causato dall’omonima diga, è dedicato un nuovo speciale di Focus in onda questa sera alle 23.15. Vajont: Analisi di un disastro (Per non dimenticare) ripercorre la storia della diga (un progetto nato negli anni Venti e realizzato nei ’60) attraverso due racconti incrociati: uno tecnico ed uno di chi ha vissuto in prima persona quei momenti.

La parte specialistica è affidata a Giovanni Crosta della Facoltà di Geologia dell’Università Bicocca. Il professore spiega il disastro dal punto di vista della montagna: i prodromi del crollo, perché la frana ad un certo punto sia diventata ingovernabile e perché la montagna sia crollata in un blocco unico e non a strati, come era stato invece previsto.

I testimoni diretti, tra cui Mauro Corona (all’epoca tredicenne), ricordano quando – alle ore 22.39 del 9 ottobre 1963 – la colossale massa di terra e roccia si staccò dal Monte Toc per tuffarsi nel bacino idroelettrico sottostante. La conta delle vittime segnò la perdita di 2.000 vite (tra cui 487 bambini e ragazzi), cancellate in un attimo da acqua e detriti.

Il documentario a cura di Luigi Bignami, inoltre, si avvale di immagini molto particolari: alcune d’epoca – in parte fornite dal Museo di Longarone Vajont “Attimi di Storia”, il cui direttore Sonia Bortoluzzi ha collaborato alla realizzazione del programma – e altre, spettacolari ed inedite, realizzate con un drone, sia alla diga (di cui viene mostrata la doppia curvatura, prodigio dell’ingegneria civile dell’epoca), sia al suo invaso ed alle montagne circostanti, dove la ferita della frana è ancora ben visibile.

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto un’immagine del documentario)