Pubblicato il 04/10/2018, 15:04 | Scritto da Tiziana Leone
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In Rai tutti aspettano. E nessuno pensa ai palinsesti di primavera, ancora da scrivere

In Rai tutti aspettano. E nessuno pensa ai palinsesti di primavera, ancora da scrivere
L'attesa. In Viale Mazzini i direttori in carica e i direttori che aspettano di diventarlo cercano di capire il loro futuro, in una situazione di generale confusione, che sta mettendo in crisi anche i palinsesti della prossima primavera.

In attesa delle nomine che verranno, i direttori di rete Rai aspettano di conoscere il loro futuro, in una situazione di  stallo di cui ha già fatto le spese lo show di Fiorello

E quello no, troppo leghista, e quello no, troppo grillino, e Marcello Foa che non vuole Alberto Matano, perché troppo giovane e Gianluigi Paragone che non vuole Andrea Montanari, perché troppo Pd, e Fabrizio Salini che tace.

Nel mezzo gente che pascola nei corridoi, sperando di agganciare quello giusto, ma ai direttori che oggi devono stanziare i budget per un Festival di Sanremo o per un nuovo programma di Virginia Raffaele, ma del domani non hanno nessuna certezza, se non quella di andarsene, ecco a loro nessuno pensa? La situazione di stallo che inchioda Viale Mazzini a un lento scorrere verso il nulla, nella noiosa attesa che qualcosa succeda, sta creando vuoti esistenziali, non solo nella psiche di chi oggi c’è, e domani non più, ma anche nei palinsesti che verranno.

Perché se la Rai di settembre è andata come un treno negli ascolti, il merito è di chi ha fatto i palinsesti nella scorsa primavera, non di Salini o Foa o chi per loro. Dunque, in primavera quelli che siederanno sulle loro poltrone dovranno scaldarle con qualcosa di consistente, dato che tra le carte sui loro tavoli ci saranno solo una lunga serie di buchi.

Il primo a fare le spese di questa situazione è stato Fiorello. Corteggiato per anni, tirato per la giacchetta a ogni Sanremo, osannato, celebrato,  finalmente si era deciso a tornare. Tutto pronto. Il via già segnato sul tabellone. Le carte distribuite. Finché il banco è saltato. Via Mario Orfeo, via tutto. Puf.

L’arrivederci ad altra data dello showman alla tv di Stato non è stata solo una questione logistica. O forse sì. Ma della logistica dei piani di Viale Mazzini. Al settimo non c’era più il suo interlocutore, che probabilmente gli aveva dato certe garanzie, ma uno nuovo, a cui forse i costi dello show, indubbiamente il programma più oneroso dopo Sanremo, ha fatto rizzare i capelli in testa. Se solo li avesse.

Emblema della Rai moralizzata e tagliata, di una tv di Stato che deve assumere gente capace, ma senza pagarla come farebbero gli altri, con il compito di fare servizio pubblico, di digitalizzarsi, di netflizzarsi, ma senza elargire milioni di euro, perché se no il popolo del web s’incazza, Salini si è trovato un Fiorello tra capo e collo. Servito su un vassoio d’argento, anzi di platino, direttamente da Orfeo. Che però ora risiede al settimo piano senza avere tutto questo gran da fare. Aspetta. Come tutti. Ciascuno a modo proprio.

C’è chi preferisce il sano cazzeggio, come Angelo Teodoli, direttore di Rai1, che alle conferenza stampa  scherzando, gentilmente tiene il microfono ai giornalisti durante le videointerviste: «Perché me devo riciclà», e chi invece, come Stefano Coletta, direttore di Rai3, che con il suo eloquio alla Downtown Abbey sinceramente dichiara: «Finalmente sto vedendo in onda il palinsesto che avevo iniziato a progettare quando sono arrivato a Rai3, dove spero di rimanere».

Andrea Fabiano, direttore di Rai2, sceglie invece il basso profilo per confessare sommessamente che se fosse per lui resterebbe volentieri. Ma la vede dura. E se Coletta è l’unico che forse ha ancora in mano le chiavi della sua utilitaria, gli altri direttori hanno la convinzione che dovranno cedere ad altri il loro mezzo. Motivo per cui perché prendere decisioni di cui gioveranno i Ciannamea che verranno?

E mentre in Viale Mazzini c’è il pantano, il tempo scorre. Nei palinsesti della primavera a parte le certezze di Milly Carlucci e Carlo Conti non c’è altro, è tutto ancora da scrivere. E anche gli stessi conduttori non conoscono il proprio destino. Amadeus, per esempio, ignora la sua vita professionale dal prossimo gennaio. Per lui era pronto Affari Tuoi, ma al momento nessuno sa nemmeno se sarà in onda. E non si tratta di un programma di terza serata, ma dell’appuntamento quotidiano, in access prime time, su Rai1, subito dopo il Tg1 delle 20.

Tanto pare che il problema della nuova dirigenza non riguardi pacchi e pacchetti, ma come fare per diventare come Netflix. Se solo iniziassero a spiegare ai tanti che non ne hanno idea, cos’è RaiPlay. 

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto la sede Rai di Viale Mazzini)