Pubblicato il 11/09/2018, 17:35 | Scritto da F. Canzonettari
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Lucio Battisti, la voce dell’anima anche in televisione

Lucio Battisti è scomparso il 9 settembre del 1998

Passata la triste sbornia delle celebrazioni d’obbligo, generate dal ventennale della scomparsa di Lucio Battisti, è forse il momento per condividere con voi una riflessione. La puntata speciale di Techetechetè di sabato scorso su Rai1, che ho seguito con attenzione e commozione, mi ha spinto a considerare un aspetto che è stato piuttosto trascurato, da me per primo, nel rileggere l’attività musicale del cantautore di Poggio Bustone.

Mi sono reso conto, rivedendolo nei vecchi filmati Rai in bianco e nero, che Battisti è stato un interprete estremamente espressivo non solo vocalmente, ma anche mimicamente e gestualmente. Pur con i vincoli imposti dal playback, che negli anni in cui Lucio frequentava la Tv era sostanzialmente obbligatorio e inevitabile, il modo in cui Battisti sottolineava con le sue espressioni, i suoi sguardi, le sue smorfie, le parole scritte per lui da Mogol, era davvero comunicativo.

Me ne sono reso conto in particolare in un punto del video di Eppur mi sono scordato di te – il passaggio in cui il testo dice «io sono un bruto, lo so» – quando l’espressione di Battisti passa dal concentrato al divertito, all’autoironico, e si apre in un sorriso contagioso. È un momento molto significativo, secondo me; come lo era il modo in cui Battisti allargava un braccio, apriva una mano, riuscendo a trasmettere il senso del cambio di atmosfera senza sottolinearlo.

Lo si è notato soprattutto nel celebre duetto con Mina in Teatro 10: quanto lei è sopra le righe per gestualità e mimica facciale – lo scrivo con rispetto e ammirazione, è stata la sua cifra – tanto Battisti è composto e concentrato, attento al senso delle parole che canta (oltre che preciso e autorevole nel dare indicazioni alla band che accompagna i due cantanti).

Lucio Battisti non aveva bisogno di esagerare: era la voce che gli permetteva di comunicare i sentimenti delle parole, quella sua voce mutevole e apparentemente ineducata, eppure splendidamente intensa, efficace, eloquente. La stessa voce che, nei cinque dischi “bianchi” scritti con Pasquale Panella, Battisti seppe usare in maniera completamente diversa, eppure ugualmente coinvolgente.

Bisognerebbe poter provare a riascoltare tutte le canzoni del periodo con Mogol, come se non le si conoscesse già a memoria; distaccarsi dalla semantica e “ascoltare” la voce. Sono convinto che molti, me compreso, scoprirebbero un Battisti che finora non avevano sufficientemente apprezzato.

 

F. Canzonettari

 

(Nella foto Lucio Battisti e Mina in tv)