Pubblicato il 04/09/2018, 18:34 | Scritto da Paolo Madeddu

Powerhits Estate, ovvero RTL 102,5 e la sua Italia tardona

Powerhits Estate, ovvero RTL 102,5 e la sua Italia tardona
In uno show che guarda agli anni '80 come la sua radio, vince una canzone che in classifica è indietro. Grazie alla sua garante, una diva dal grande passato.

Powerhits Estate della radio RTL 102.5 sostituisce il Festivalbar

Il Festivalbar ci ha lasciati una ventina di anni fa, ma tutti sapevano che aveva lasciato un’eredità: si trattava solo di capire chi l’avrebbe reclamata. Oggi sappiamo che è RTL 102.5, la radio più ascoltata della nazione, gigante mediatico con metà delle partnership immaginabili, da Autostrade per l’Italia a Bruno Vespa, e i suoi speaker dall’età media elevata – non che nelle altre radio vada molto meglio – e di stampo molto vintage nei gusti e in opinioni politiche piene di buonsensone da bar inserite con apparente nonchalance (famoso conduttore e giornalista musicale, tra una canzone e l’altra: “Però ‘sti francesi pensassero agli affaracci loro prima di parlare di Italia, eh”).

La radio di Lorenzo Suraci si è fatta avanti e ha reclamato quell’eredità con lo show Powerhits Estate, che ha fatto suo il luogo (l’arena di Verona), il tempo (primi di settembre) e la vocazione, quella di “incoronare” la canzone regina.

La cosa interessante è che in un’Italia che musicalmente parrebbe dividersi tra decine di fenomeni rap e veterani dei talent, ma comunque radicati in un suono e un’estetica moderni, il Festivalbar di RTL cerca di rimettere in gioco la parte tardona del suo pubblico finendo col conciliare due epoche storiche agli antipodi, più o meno come quei film alla Marie-Antoniette o Moulin Rouge, nei quali in mezzo a gente vestita come nella Parigi del 1700 o del 1900, partono di botto i New Order o i Nirvana. L’idea è di fondere tutto in un minestrone in cui ogni possibile tipo di star o presunta tale, da Bianca Atzei a Sfera Ebbasta, da Dolcenera a Cristiano Malgioglio, da Bob Sinclar a Fabrizio Moro, produce una “powerhit”, che è il termine strafigo al quale viene rapidamente accostato il rassicurante “tormentone” che sa di pummarola, uè.

“Non ti dico no” di Boomdabash e Loredana Berté è la “Powerhit” 2018.

E guardacaso, a essere incoronata “canzone dell’estate secondo l’airplay e i voti degli ascoltatori”, è Loredana Berté, che guardacaso entra in scena cantando Non sono una signora, vincitrice del Festivalbar 1982. Il brano con cui ha vinto insieme a Boomdabash, Non ti dico no, possiede – ben individuabile – il dna della antica E la luna bussò. E non importa che le classifiche FIMI dicano che la canzone quest’estate sia stata sepolta da altri tormentoni, giungendo al massimo al n.8 tra i singoli. RTL è espressione calcolata del Popolo Molto Normale e la generazione che costituisce il grosso del Popolo oggi non fa che chiedere gli anni 80 con la loro fama di prosperità spensierata (beninteso, stragi e crisi ci sono state anche in quel decennio, ma basta pensare a Jerry Calà e tutto viene dimenticato). E in fondo il Festivalbar non è che una delle tante nostalgie, dal decisionismo alla Craxi al ritorno alla lira: RTL asseconda e incanala tutto quanto con la sua vocazione conservatrice. Ed è suo diritto, sia chiaro.

Quasi 2 mesi al n.1 per “Amore e capoeira”, eppure NON è la Powerhit 2018.

Però la cosa diventa strana quando i cantanti del 2018 sono invitati a entrare nel 1982, facendo la loro mini-sfilata e rimanendo tra le righe. Tutti sono introdotti sul palco con notarili certificazioni dei loro fantasmagorici successi: tutti, ci viene garantito, hanno dischi di platino, milioni di visualizzazioni su YouTube, canzoni “in cima a tutte le classifiche”, tournée piene di sold-out. I cantanti, senza distinzione anagrafica, hanno i loro 3 minuti per gridare “Su le maniiii” “Ciao Veronaaaa” “Come stateeeee” “Quanti sieteeee”, per mettere in mostra gli occhiali scuri dello sponsor (…oppure la maggior parte dei rapper è affetta da orzaioli); eventualmente per ricevere qualche premio buono per il retweet. Tutti, sui social, “hanno spaccato” e i loro fan sentenziano “e tutti gli altri MUTI”.

Di fatto, anche se la comparsata sul canale digitale terrestre di RTL non fa certo milioni di spettatori, la ricaduta è positiva sia in termini di social (evocati di continuo dai presentatori ma del resto anche dai testi delle canzoni, che di buoni rapporti col colosso radiofonico. L’unica assenza, quella di Irama e della sua powerhit Nera, è notata dai fan scandalizzati, che rievocano un tweet provocatorio del cantante (o, secondo i follower, del suo manager Francesco Facchinetti).

Curiosamente, ogni clan di fan esplode di entusiasmo, ma la serata dal punto di vista spettacolare è pallosissima. Succedono meno cose che a Sanremo. Tutto è rituale e sapientemente anestetizzato dai due conduttori: una rigida Giorgia Surina che della starlet di Mtv non ha più niente e probabilmente va chiedendosi cos’ha meno della Isoardi (ma presumiamo lo sappia) e Angelo Baiguini, così anni ’80 che vicino a lui i telefoni funzionano a gettoni. Lui in particolare è asciuttissimo e deliberatamente insapore come lo era (sul palco) la buonanima di Vittorio Salvetti.

Gli artisti accanto a loro si verynormalizzano volentieri, e solo i due con maggiore fiducia nella propria carriera si prendono delle libertà che movimentano la serata: Jared Leto, che letteralmente ferma la macchina dello show prendendosi anche un bel po’ di tempo per far salire parecchi spettatori sul palco (la preoccupazione dei presentatori è palpabile), e una irresistibile Loredana Bertè che non ha perso occasione per tirare un fendente a Baglioni (“Io mi presento a Sanremo, voglio vedere se mi rifila un’altra volta un pezzo di Biagio Antonacci“).
Comunque il pubblico di RTL non sta a sottilizzare e continuerà a essere pubblico RTL. Perché è fiero di essere Very Normal – e chi non lo è, sicuramente è snob e radical chic.

 

Paolo Madeddu

 

(Nella foto l’Arena di Verona)