Pubblicato il 13/06/2018, 12:03 | Scritto da F. Canzonettari

Amici di Maria De Filippi: ecco la finale che abbiamo visto da casa

Amici di Maria De Filippi: ecco la finale che abbiamo visto da casa
Si è chiusa la stagione di “Amici di Maria De Filippi”, e forse è il momento di provare a buttare giù qualche riflessione, senza altre pretese che non siano quelle di condividere un punto di vista.

La finale di Amici di Maria De Filippi 2018 è stata più vista di quella del 2017

L’ovvia premessa è che Amici di Maria De Filippi è un programma che fa bene alla televisione (come segnala l’ufficio stampa, «è stata la produzione in prime time di Canale 5 più vista in valori assoluti – media: 4.008.000 – della primavera 2018»), e fa bene anche alla discografia (i dischi dei ragazzi di Amici 2018 svettano nelle classifiche FIMI, nelle quali sono entrati la scorsa settimana: Irama è primo, Biondo secondo, Carmen terza, Einar quarto).

Certo, si tratta di un risultato reso possibile dalla notorietà televisiva raggiunta dai ragazzi, e non necessariamente dalla qualità intrinseca dei loro dischi; ma a Warner (Irama), Sony (Biondo e Einar) e Universal (Carmen) questo interessa relativamente, al momento: diventerà una questione da affrontare al prossimo disco, ma intanto le major si godono il fatturato (per quanto, come sappiamo, le vendite siano ridotte ai minimi termini e gran parte di questi piazzamenti in classifica siano frutto dello streaming).

La riflessione che volevo condividere riguarda, però, un altro punto, un po’ più complesso e articolato. Parto da un’osservazione secondo me non priva di significato: la giuria della stampa, nella serata finale, ha attribuito il suo premio non a uno dei cantanti, ma all’unica ballerina rimasta in gara, Lauren.

Non sono stati forniti i numeri della graduatoria di questa votazione, quindi può anche darsi che la mia analisi di questo dato non sia inoppugnabile; sta di fatto che la sensazione, dall’esterno, è che i giornalisti presenti in studio non siano stati particolarmente convinti della straordinarietà dei tre cantanti in gara (ripeto: può anche darsi che la giuria – composta in buona parte da giornalisti musicali – si sia divisa fra tre candidati, e che per questo abbia prevalso Lauren, ma guardando da casa mi pare che la prima ipotesi sia la più attendibile).

La riflessione che ne consegue è: con le modalità attuali, Amici è in grado di individuare un talento originale e innovativo? Dei tre finalisti (Irama, Einar e Carmen) Irama è apparso indubitabilmente il più pronto, professionalmente, ad affrontare un percorso di carriera; ma ciò che l’ha distinto nelle performance non sono state tanto le canzoni, quanto la sua capacità di stare in scena e fornire interpretazioni coinvolgenti.

Ci sarebbe da chiedersi, semmai, se Biondo non meritasse di più (almeno la finale, se non la vittoria); d’altra parte, pur essendo lui il più “moderno” dei concorrenti di quest’anno, è anche vero che è possibile che sia troppo legato a una tendenza d’attualità, e che non possieda doti che gli permettano di rimanere alla ribalta alla lunga distanza.

Torno all’inizio: ad Amici non è chiesto, né sarebbe giusto chiederglielo, di farsi da veicolo per la scoperta di autentiche novità musicali (quel che ad Amici interessa, ovviamente, è costruire un programma televisivo che funzioni con i suoi meccanismi peculiari, e che solleciti l’attenzione del pubblico televisivo). Ma forse – e dico “forse”, senza alcuna pretesa di avere in tasca la verità assoluta – sarebbe arrivato il momento di rinnovare la composizione delle squadre dei professori e dei tutor. La sensazione, da questa parte dello schermo, è che ci si stia un po’ accontentando (di “belle” voci, di personaggi che funzionano, di canzoni scritte secondo le regole) e che sarebbe il momento di rimescolare le carte e tentare qualche mossa anche azzardata.

Senza magari arrivare agli estremi di un situazionista come Morgan – che pure aveva lasciato un segno forte, nel bene e nel male – ma, insomma, provando a portare in cattedra qualche professionista meno abitudinario e più (posso dirlo?) coraggioso.

Poi, certo, non dimentico che il pubblico televisivo di Amici è costituito da giovanissimi, e che la fedele partecipazione di questo pubblico va preservata se si vogliono raccogliere risultati di audience (e di televoto) numericamente importanti. Non faccio televisione e non mi occupo di televisione, quindi lungi da me la presunzione di poter dare consigli; ma un’idea possibile – la scrivo così, come mi viene in mente – è che si potrebbe pensare a uno spin-off nel quale potersi permettere qualche sperimentazione, una specie di “girone B” il cui vincitore venga ammesso all’Amici maggiore – quello di serie A – della stagione successiva. Un vivaio, come quello delle squadre di calcio, da affidare ad allenatori-professori magari meno interessati ad apparire in televisione, e più interessati a far del bene alla musica italiana.

 

F. Canzonettari

 

(Nella foto Maria De FilippiIrama)