Pubblicato il 11/06/2018, 12:02 | Scritto da Paolo Madeddu

Ora o mai più e l’incubo della fine del successo delle popstar

Ora o mai più e l’incubo della fine del successo delle popstar
Il nuovo programma di Rai 1 sulle popstar naufragate è meglio di quello che ci si poteva aspettare. E il merito è proprio di quelli che la musica pop ha respinto e ributtato sulla terra.

Ora o mai più: in mezzo a storie tristi vince la più triste di tutte

Il ripescaggio di otto cantanti sepolti dalle sabbie, otto vecchie glorie con cui duettare, la conduzione di Amadeus, il team di autori de I migliori anni, la collocazione su Rai 1 in un filotto di serate musicali quanto mai tronfie (mercoledì i Wind Music Awards con le popstar compiaciute, giovedì ancora popstar a omaggiare se stesse – cantando, già che c’erano, pezzi di Pino Daniele).

Amadeus, Alessandro Canino e la figlia

Insomma c’erano tutte le premesse perché Ora o mai più fosse una sarabanda trashona in salsa nostalgica, se non un programma per chi ama guardare gli incidenti stradali. Invece, forse involontariamente, ne è uscito un programma interessante e rivelatore su come funzioni Lo Spettacolo qui e ora. Perché di programmi con le meteore ce ne sono stati decine, non è vero? Eppure questo, concentrandosi sulla Grande Inconfessabile Atrocità che è la fine del successo, ha portato allo scoperto come mai si era visto prima vicende di esaurimenti nervosi, limiti personali, depressione, fragilità mediatiche, malattie, senso di inadeguatezza, errori, ingenuità, in quasi tutti quei cantanti davanti ai cui nomi siamo soliti sogghignare ironicamente.

Valeria Rossi

Certo, il successo resta la norma, lo scopo di ogni cosa, e la sua perdita è il lutto da elaborare. Ma quelli che il sadico Roberto D’Agostino chiamerebbe «Morti di fama» (Alessandro Canino, Stefano Sani, Valeria Rossi, Donatella Milani, Lisa, Massimo Di Cataldo, Jalisse, Marco Armani) si sono invece raccontati in modo liscio e impeccabile, con la facilità che ha chi è tornato sulla terra.
Detto che quello di Lisa è un caso a parte (un tumore al cervello le ha spezzato una carriera promettente) colpisce la somiglianza delle storie: «Mi sono sentito abbandonato, mi sono trovato da solo a dover affrontare la realtà» (Canino). «Ho cantato nei pianobar e certe sere cantavo per nessuno» (Armani). «Avevo una chatline, avevo un discografico che si preoccupava solo di come ero pettinato o vestito – ma non ero più io, ero diventato un prodotto, e sinceramente ci ho sofferto tanto» (Di Cataldo). «Mi sono adattato a lavorare in una pizzeria, è un lavoro dignitoso» (Jalisse). «Piano piano il telefono non suonava più, chiamavo ma mi mettevano in attesa per ore, mi dovevo ricostruire la vita ma in che modo, da solo? Non avevo voglia di far niente, non riuscivo ad alzarmi dal letto, ero triste. Ne sono uscito con la psicoterapia» (Stefano Sani).

Loredana Bertè, Michele Zarrillo e Patty Pravo

Queste sofferte confessioni da Cantanti Anonimi stridevano in contrasto con l’ottusità televisiva della quale Amadeus è un ayatollah: «Alessandro quella bella ragazza è tua figlia? Vieni a dare un bacio a papà e fargli gli auguri – ah, gli occhi del papà innamorato, io da papà lo so” (applauso)». «Lisa, tu la tua gara l’hai vinta nella vita» (applauso). Ma soprattutto, si è visto un incandescente contrasto con le star consacrate, quelle elette a consiglieri e redentori dei colleghi più sfortunati (malgrado alcuni di loro non frequentino le classifiche da tempo immemorabile) pur mettendo in mostra altrettante debolezze: arroganza, superficialità, scarsa empatia, in qualche caso impreparazione tecnica – perché va bene essere dive, ma cantare da 50 anni e non sapere cos’è il falsetto è quanto meno curioso (…e non ci soffermeremo sulle scelte criminali in tema di chirurgia plastica).

I Jalisse

Ma poi, diciamola tutta: anche molte delle “star” dall’altra parte della barricata (Marcella Bella, Loredana Berté, Orietta Berti, Red Canzian, Fausto Leali, Marco Masini, Patty Pravo, Michele Zarrillo) sono in trasmissione per riscuotere la stessa vitale esposizione televisiva e il colpo di reni di Siae fondamentali per compensare lunghi decenni senza una canzone sensata. Memorabili in ogni caso certi incontri che spruzzavano imbarazzo, come quello tra Stefano Sani e Marcella Bella («Abbiamo fatto serate insieme, ti ricordi? Riva del Garda…». «Non ricordo affatto. Forse sono cose inventate per impressionarmi») o tra Loredana Berté e Alessandro Canino («Ciao Loredana!». «Scusa, ho un attimo di scoramento… Ma tu, chi sei??? Come ti chiami?». «Alessandro Canino». «Non mi dice niente». «Ti ricordi Brutta?». «Mmh. Un pochino. La sentivo e pensavo: che è sta rottura de scatole?»).

Marco Masini e Lisa

La componente musicale del programma passa per forza di cose in secondo piano, malgrado un momento interessante in cui Marco Masini spiega a Lisa che oggi non si può più usare la voce come negli anni ’90 (lui peraltro canta esattamente come faceva allora, ma se non lo facesse ci rimarremmo tutti malissimo). E forse il duetto, insieme ad Amadeus, è l’altro punto debole del programma, visto che porta gente che non canta più da anni nella comfort-zone di colleghi che eseguono le proprie hit ogni sera o quasi. Se vogliamo dare un valore ai social, su Twitter dopo le prime prevedibili arguzie sul decadimento fisico dei protagonisti si è quasi unanimemente acclamata la tenuta melodica e ritmica delle hit minori dei Ripescati, con elenchi di proposte per una seconda edizione (vanno forte Gazosa, Paolo Vallesi, Pago e Luca Dirisio) e una piccola mobilitazione per riabilitare Fiumi di parole dei Jalisse, nei quali è facile individuare la pietra sulla quale il programma è costruito.

Riabilitazione subito rintuzzata dalle due maggiori star: «Dietro le quinte Pavarotti e Bill Conti erano incazzatissimi perché avevate vinto voi. La mia canzone era scritta da Vasco ed è rimasta, la vostra è piaciuta al pubblico perché era immediata» (Patty Pravo). «Non meritavate di vincere. Il testo era banale» (Loredana Bertè). «Hanno avuto la sfortuna di vincere», concede Zarrillo, «l’Italia è un Paese che vive molto di pregiudizi, se non avessero vinto avrebbero avuto una carriera lunghissima». Di cosa viva questo Paese è sempre difficile dibattere, però la prima puntata è stata vinta da Lisa. Forse è anche giusto: tra tante storie tristi, quella tristissima vince.

 

Paolo Madeddu

 

(Nella foto un momento di Ora o mai più)