Pubblicato il 05/06/2018, 18:04 | Scritto da Guglielmo Cancelli

Cosa sta succedendo alla Siae? Ve lo diciamo noi

Cosa sta succedendo alla Siae? Ve lo diciamo noi
Tra una settimana, il 13 giugno, si voterà per rinnovare il consiglio della Società Italiana Autori ed Editori, anche se non ci sono state comunicazioni a mezzo stampa. Cosa bolle in pentola?

Il 13 giugno ci saranno le elezioni Siae

Perché della Siae di questi tempi, sui giornali, si parla poco o nulla, quando invece ci sarebbe molto da dire? O, meglio: perché la Società Italiana Autori ed Editori sta facendo di tutto per non far parlare di sé? Le liste e i candidati in corsa alle elezioni del prossimo 13 giugno per i rinnovi di Assemblea dei Delegati e Consiglio di Sorveglianza sono state presentate alla chetichella, sul proprio sito, senza nessuna comunicazione ufficiale. Non un tweet, non un comunicato indirizzato alle testate nazionali, digitali e non. Niente.

E cosa dire della procedura aperta nei confronti di Siae da parte dell’AgCom? Solo un’ammissione a mezza bocca per una vicenda che potrebbe – anzi, può – avere una risonanza enorme. Perché, parliamoci chiaro: l’istruttoria aperta dall’antitrust già da un anno e oltre riguarda non una bagatella, ma abuso di posizione dominante. Condotta, questa, che di solito viene sanzionata con multe pesanti, anzi pesantissime. E che, quando effettivamente appurata (e sanzionata con un procedimento, che adesso sappiamo per certo esistere) dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato spianerà la strada alla concorrenza – Soundreef in primis – vidimando definitivamente la narrazione del monopolista cattivo che uccide nella culla chiunque tenti di insidiarlo.

A viale della Letteratura, negli ultimi anni, è stato fatto tanto per smantellare l’autoreferenziale moloch burocratico che tutti gli artisti e gli addetti ai lavori conoscevano (o odiavano), e per rendere Siae una società più moderna ed efficiente, titolare sì di un grande e glorioso passato, ma abbastanza lucida e realista da guardare al futuro con umiltà e con tale attenzione alle esigenze di soci e utilizzatori da parere davvero a misura d’uomo.

Questo black-out, tuttavia, non pare un buon segno: quando nei palazzi le porte delle stanze dei bottoni si chiudono, di solito, chi si chiude dentro pensa a salvare sé stesso, non la situazione. E non vorremmo che, dalle parti della Siae, stesse succedendo esattamente questo.

 

Guglielmo Cancelli

 

(Nell’immagine il logo di Siae)