Pubblicato il 23/05/2018, 13:03 | Scritto da La Redazione

Maradona: le verità nascoste su National Geographic l’epopea del più grande calciatore di tutti i tempi

La storia del più grande giocatore di tutti i tempi, un’icona mondiale riconosciuta non solo per il suo talento raccontata attraverso le parole di chi gli è stato vicino o l’ha conosciuto in prima persona

National Geographic ricostruisce la storia di Diego Armando Maradona, il più grande giocatore di calcio di tutti tempi, un’icona mondiale riconosciuta non solo per il suo talento con il pallone ma anche per il carattere diretto, arrogante, poco avvezzo alle regole. Un uomo dotato di un talento divino che spesso, però, si è trovato a vivere in suo personale inferno. Maradona: le verità nascoste andrà in onda su National Geographic (Sky, 403) mercoledì 23 maggio alle 20.55. Un viaggio tra le pieghe più controverse, un percorso che racconta l’animo più oscuro di Maradona.

Lo speciale, prodotto da Stand By Me per National Geographic, ricostruisce gli anni di carriera più affascinanti di Diego Armando Maradona attraverso le parole di chi lo ha conosciuto in prima persona. A raccontare le sua storia, tra gli altri, l’amico Ciro Ferrara, il figlio Diego Armando Sinagra, l’eterno nemico, Joseph Sepp Blatter, l’ex compagno di squadra Abel Balbo, il fisioterapista “amuleto” Salvatore Carmando, e il suo personal trainer e motivatore Fernando Signorini che lo ha allenato è sostenuto durante quasi tutta la sua carriera.

LA STORIA

Il 20 novembre 1990, Maradona non si presenta sul volo che porta la squadra a Mosca. Raggiunge la squadra in piena notte e, mentre tutti dormono, si fa accompagnare sulla Piazza Rossa. Il comunismo è caduto da meno di un anno e la piazza è interdetta ai turisti: ma alla vista di El Pibe de Oro, il giocatore più famoso al mondo, i militari spalancano le transenne e lo fanno entrare.

Maradona è arrivato a Napoli cinque anni prima in un momento particolare della sua vita: esploso a livello mondiale tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, è in crisi, dopo un mondiale fallimentare per la nazionale Argentina e un biennio a Barcellona culminato col drammatico infortunio causato da Andoni Goicoetxea e la rissa al termine della finale di coppa contro la squadra del Macellaio di Bilbao.

È grazie all’incredibile Operazione San Gennaro che il calciatore più famoso al mondo sbarca a Napoli. L’approdo in Italia segna per Diego il momento più entusiasmante della sua storia ma anche l’inizio di un pericoloso abisso: quello della dipendenza da cocaina. Sette anni in cui il Pibe de Oro è capace di sorprendere e sconvolgere il mondo con i suoi incredibili gol, ma anche con le sue folli notti tra droga, donne e amicizie poco raccomandabili. Sono gli anni della sua scalata inarrestabile culminata col primo scudetto del Napoli e la vittoria del Mundial messicano nel 1986, quello del Gol del Siglo e della Mano de Dios.

Ma sono anche gli anni delle drammatiche cadute di Maradona: la dipendenza dalla cocaina, la nascita di un figlio che accetterà di conoscere solo dopo trent’anni. Fino al controllo antidoping del 1991 con la positività alla cocaina che chiude definitivamente la sua l’esperienza in Italia.

Nel 1994 tutti lo vogliono ai campionati del mondo americani come stella da copertina del calcio mondiale. Maradona è quasi un ex-giocatore in quel momento, ma decide di provare a rientrare e con un periodo intensissimo di allenamenti arriva negli USA in grande forma, solo che a attenderlo c’è un controllo antidoping dove viene trovato positivo all’efedrina.

È l’ultima caduta del più grande genio calcistico del XX secolo e di un uomo che voleva essere all’altezza delle aspettative di tutti.

LE TESTIMONIANZE

Ciro Ferrara – Napoletano, eredita da Maradona la fascia di capitano. Solo per lui, nel 2004, Maradona rompe l’esilio tornando a Napoli dopo oltre dieci anni: Ciro sta per appendere gli scarpini al chiodo e lo vuole per la sua partita di addio al calcio. Ferrara racconta il Maradona compagno di spogliatoio, il Maradona che torna di notte e sveglia tutto il palazzo ma anche il Diego capace di gesti d’amicizia incredibili e affetto incondizionato. Dice di Maradona: «Giochi a calcio, ti diverti ma le tensioni sono sempre tante e Diego riusciva a stemperarle con qualche battuta “Non preoccuparti Ciro, tu fai il tuo. Dai la palla a me e poi ci penso io” diceva».

Abel Balbo – Calciatore della nazionale argentina 1990-1994. Dopo l’amara delusione di Italia ‘90, Abel Balbo fatica a trovare spazio nella Seleccion argentina. È il 1994 e la squadra rischia un’incredibile eliminazione nelle qualificazioni al Mondiale. Balbo e Maradona, rientrato in forma dopo la squalifica per droga, vengono richiamati a furor di popolo per lo spareggio contro l’Australia. È proprio uno scambio Balbo – Maradona, con assist del Diez e gol del centravanti, a portare la nazionale argentina al Mondiale.
Ma dopo il famoso gol di Maradona alla Grecia con esultanza davanti alla telecamera, la competizione si chiude per l’Argentina con la squalifica di Maradona e l’eliminazione per mano della Romania agli ottavi. Dice di Maradona:
«Ogni volta che Diego arrivava in Nazionale, in qualsiasi momento, era sempre il leader. Arrivava nello spogliatoio prima della partita e l’atmosfera cambiava, perché Diego influenzava tutti, i suoi compagni di squadra, gli arbitri, condizionava anche gli avversari».

Joseph Blatter – Presidente della Fifa 1998 – 2015. Dal Comitato Organizzatore dei Giochi Olimpici del 1972 e 1976 all’ingresso nella FIFA, Joseph Blatter è una delle menti dietro l’esplosione mediatica e monetaria del calcio mondiale. Blatter interviene in favore di Maradona nel 1992, quando l’argentino non riesce a trovare un accordo con il Napoli per sciogliere il contratto che lo lega ancora alla società di Corrado Ferlaino. È lui a spingere per portare Maradona ai Mondiali del 1994, è sempre lui a prendere la decisione di squalificare El Diez dopo i risultati dell’antidoping. Dice di Maradona: «È stato una star per i giovani che ballavano, bevevano e…[fa un gesto per indicare chi fa uso di cocaina ndr] Forse un po’ era una stella, una primadonna».

Corrado Ferlaino – Presidente del Napoli Calcio 1969-2000. Tra conti correnti senza copertura, contratti depositati per finta, voli privati e mille rilanci, Ferlaino è l’ideatore e il trionfatore assoluto dell’Operazione San Gennaro che, nel 1983, porta a Napoli il più forte calciatore del mondo. È lui a dover gestire la “bomba” Maradona tra eccessi e colpi da maestro, fino ai giorni della squalifica per doping e il divorzio dal club. Dice di Maradona:  «È stato un genio del calcio e come tutti i geni era sregolato. Quando era al Barcellona viveva con molti argentini, la sera uscivano, andavano nei locali e si azzuffavano. In campo insegnava calcio. Era uno spettacolo».

Diego Armando Sinagra. All’alba del 20 settembre 1986, una ragazza di nome Cristina Sinagra dà alla luce un bambino, lo registra col nome di Diego e indica come padre Diego Armando Maradona. Il calciatore, in procinto di sposarsi con Claudia Villafane, si rifiuta di riconoscere il bambino. Per anni Diego jr tenta invano di stabilire un contatto con Maradona fino a una mattina di maggio quando, a 17 anni, scopre che suo padre si trova in Italia. Si precipita a Fiuggi e, senza farsi riconoscere, si intrufola sul campo dove El Diez sta giocando a golf. All’inzio Maradona lo fa cacciare dai bodyguard, ma quando si accorge che si tratta del figlio che non ha mai visto, lo fa richiamare. Dice di Maradona: «A volte mi fermo e penso: sono il figlio di Diego Armando Maradona, del più grande giocatore del mondo e di una persona che nessuno dimenticherà mai».

Fernando Signorini – Preparatore atletico personale di Maradona 1983-1994. Conosce Maradona nel 1983 a Barcellona. Da allora diventa il suo preparatore personale e studia per lui un allenamento personalizzato, che lo aiuti a “restare in forma senza annoiarlo”. È lui che deve occuparsi del fisico del campione martoriato dai colpi dei difensori e rimetterlo in piedi dopo le notti brave. Dice di Maradona: «Tutto quello che voleva era giocare a calcio, divertirsi e farlo nella maniera migliore. Diego era solo un ragazzo di Villa Fiorito, un ragazzo meraviglioso. Dopodiché Maradona fu solo il prodotto che dovette inventarsi per essere all’altezza di ciò che desiderava da sé stesso».

Pedro Pablo Pasculli – Calciatore della nazionale argentina 1984 – 1987. Ex calciatore argentino, ha militato in Italia con il Lecce, è diventato campione del mondo nel 1986. Conosce Maradona da giovanissimo, quando i due si impongono come veloce coppia gol dell’Argentinos Junior: Diego inventa e Pasculli finalizza. Si ritrovano nel 1984 quando Diego è a Napoli e Pasculli gioca nel Lecce. Si sentono spesso, passano insieme le lunghe trasvolate intercontinentali per rispondere alle convocazioni della Nazionale. Dice di Maradona: «Semplicemente amava il calcio, come lo amavamo noi. Nel suo quartiere, Villa Fiorito, la gente lo conosceva. Lo chiamavano Pelusa. Gli tiravano una palla e lui si metteva a giocare con gli altri bambini per strada».

Domenico “Mimmo” Carratelli. Ha collaborato con Roma, Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport-Stadio, Il Mattino, di cui è stato responsabile della sezione sportiva, nonché del Guerin Sportivo, di cui è stato vicedirettore. Ha scritto il libro Caro Diego….
Dice di Maradona: «Credo che Diego Armando Maradona sia stato uno dei 3 personaggi di fine ‘900: Kennedy, Papa Wojtyla e Diego Armando Maradona».

Salvatore Carmando – Massaggiatore del Napoli Calcio. Salernitano, fisioterapista figlio d’arte, approda al Napoli nel 1976 dove per oltre trent’anni cura i muscoli della prima squadra. Negli anni ‘80 diventa amico e “porta-fortuna” di Maradona che prima di ogni partita, gli bacia la fronte in un gesto tra l’affettuoso e lo scaramantico. Maradona si fida solo di lui, dalla prima volta in cui il massaggiatore ha messo le mani sui suoi muscoli, Diego lo vuole sempre con sé. Il rapporto tra i due è talmente stretto che Carmando è uno dei pochi che, nel ritiro di USA ’94, ha accesso nella stanza di Maradona dopo la conferma della positività all’antidoping. Dice di Maradona: «Tutti i ragazzi gli volevano bene. Lo ascoltavano ma anche lui li ascoltava loro, chiedeva la loro opinione».

 

(Nella foto Diego Armando Maradona)