Pubblicato il 16/05/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Edoardo Purgatori da Il confine su Rai 1 al teatro: Mio padre Andrea mi ha trasmesso la passione

Edoardo Purgatori da Il confine su Rai 1 al teatro: Mio padre Andrea mi ha trasmesso la passione
Nella fiction Il confine (Rai1, il 15 e il 16 maggio in prima serata), Edoardo Purgatori è il caporale Dalmasso, uno dei tanti giovani prelevati da casa per essere portati al fronte durante la Prima Guerra Mondiale.

Edoardo Purgatori è figlio del celebre giornalista d’inchiesta e sceneggiatore Andrea Purgatori: ha esordito nella fiction con Un medico in famiglia

Indagine metodica sulle incombenze da figlio d’arte: saperle trattare per ciò che sono, dimenticandosi di loro nel momento in cui ci si libera della zavorra per raggiungere traguardi che stanno in alto, sopra l’orizzonte della tranquillità. Edoardo Purgatori prova a farlo. Fino a oggi c’è riuscito. Padre arcinoto, Andrea Purgatori, celebrato giornalista e autore, madre tedesca, storica dell’arte e attrice. «All’inizio papà era contrario alla mia scelta di fare l’attore. Conosceva il mondo dello spettacolo e la sua precarietà. Ma per un ventinovenne di oggi, la precarietà è la norma». Nella fiction Il Confine (Rai1, il 15 e il 16 maggio in prima serata), la precarietà di cui si parla è esistenziale: lo sfondo della Grande Guerra racconta le tensioni di uno dei periodi più cupi del novecento.

Ne Il Confine interpreta la parte del caporale Dalmasso.

Uno dei tanti giovani prelevati dai campi in cui facevano i contadini e portati sul fronte di quella che avrebbe dovuto essere una guerra-lampo. Trasformatasi poi in un pantano sanguinoso. In trincea il mio personaggio si affeziona a un cane che si aggira là dove stanno i soldati. Un elemento di umanità in un gruppo che, giorno dopo giorno, sprofonda verso il baratro.

A che cosa ha pensato, accettando la parte?

Mi sono riletto le poesie di Ungaretti per interiorizzare il senso di precarietà che quei ragazzi respiravano davvero. Mi sono informato sulla storia degli Alpini. La precisa ricostruzione storica garantisce viva immedesimazione al pubblico.

Ha pensato al confronto tra quella generazione e la sua?

Faccio parte della generazione esentata dal servizio di leva obbligatorio. Recitando ne Il confine mi sono reso conto di quanto la Prima Guerra Mondiale sia stato un conflitto per difendere davvero pochi metri quadrati di territorio. Oggi ci sono guerre diverse. C’è il terrorismo. E c’è una generazione molto privilegiata che deve sfruttare al meglio la fortuna a disposizione.

Lei è figlio d’arte.

I miei genitori mi hanno cresciuto in un contesto in cui è stato possibile sviluppare passioni e curiosità. Mio padre sulle prime era contrario alla mia scelta di fare l’attore. Poi, quando mi presero a Oxford, superando una selezione durissima, venti posti tra mille aspiranti, ha capito che il mio era un desiderio autentico.

Come ricorda gli inizi?

Ai provini sottolineavano la somiglianza tra il mio tono di voce e quello di papà. Un po’ mi dava fastidio. Lui mi aveva messo in guardia. “Ti potrebbero considerare un raccomandato”, mi diceva.

Che ricordi ha di lui nel periodo dell’infanzia?

Mi portava spesso al cinema. Quando faceva il giornalista d’inchiesta era spesso via da casa. Quando era a Roma, andavo a trovarlo nella redazione del Corriere della Sera.

Adesso lavorate assieme.

Il confine ha anche la sua firma. Poi stiamo preparando un film assieme. Mi ha trasmesso la dedizione al lavoro. Mi ha insegnato a leggere quotidianamente, a rimanere informato attingendo da fonti sempre diverse.

Se non avesse fatto l’attore?

Non ho un piano B. Mi è capitato spesso di fare il cameriere per pagarmi le bollette. Forse, se non avessi recitato, sarei stato incuriosito dal mondo della musica.

Lo spartiacque nella visibilità è stata la partecipazione a Un medico in Famiglia.

Un medico in famiglia mi ha dato la responsabilità di un ruolo di sostanza. Ho imparato il mestiere. Poi sono arrivate altre fiction, ho portato avanti tanti progetti teatrali. Ho la mia compagnia, La forma dell’acqua. Presto debutterò con la mia prima regia teatrale assieme a Jacopo Olmo Antinori. Sono sul set di un film su Nuvolari diretto da Tonino Zangardi: lavorare su un personaggio realmente esistito è un’esperienza immersiva. Sto portando a teatro The Pass, in cui interpreto un calciatore gay, tematica non ancora sdoganata nello sport. Mi interessano molto gli argomenti dalla forte valenza sociale.

Esistono ancora i compartimenti stagni nel suo mestiere?

Un tempo in Italia c’erano. Oggi per fortuna meno. La tv offre una qualità elevata e racconta bene il reale. Mi ispiro a un attore come Tony Servillo, capace di dividersi egregiamente tra tv, cinema e teatro. E sogno un giorno di portare in scena i grandi classici che raccontano pulsioni universali, dall’Amleto al Riccardo III.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Edoardo Purgatori sul set de Il Confine)