Pubblicato il 15/05/2018, 12:02 | Scritto da F. Canzonettari

Eurovision Song Contest: ecco perché l’Italia non lo vincerà mai

Eurovision Song Contest: ecco perché l’Italia non lo vincerà mai
Come funziona l'EuroFestival? Ve lo spieghiamo noi, partendo dai giurati italiani, probabilmente fuori ruolo per la manifestazione canora europea ultrapop.

L’Eurivision Song Contest 2018 è stato vinto da Israele

I commentatori italiani come al solito si sono esercitati a dileggiare il kitsch e il trash di quello spettacolone popolare che è l’Eurovision Song Contest. Del che a chi lo organizza non potrebbe importare di meno, s’intende. Ma anche questa edizione ha dimostrato alcune verità.

La prima: il peso diciamo così “geopolitico” dell’Italia è pari a zero, nell’Europa della canzonetta. A parte i 12 voti dell’Albania, che si chiamano Ermal Meta, e i 10 voti di Malta, abbiamo raccattato elemosina da Serbia e Cipro (8 voti), San Marino, Montenegro, Portogallo e Finlandia (4 voti), Spagna (3 voti), Grecia e Russia (1 voto).
Non ci hanno votato la Francia, l’Austria, la Germania, l’Olanda, il Belgio, la Gran Bretagna… il che significa, diciamocela tutta, che la composizione delle giurie tecniche di quelle nazioni era migliore di quella della nostra giuria tecnica, e si è resa conto della retorica insopportabile che appesantisce Non mi avete fatto niente.

Ecco da chi era composta la giuria italiana (da Eurofestivalnews):

Silvia Gavarotti – presidente di giuria, classe 1965, cantante soprano nonché docente di studio musicale diplomata in chitarra classica.

Antonella Nesi – classe 1969, giornalista di Adnkronos, dove si occupa di cultura e spettacoli.

Sandro Comini – classe 1959, jazzista che ha collaborato con diversi nomi di grido del panorama musicale italiano.

Matteo Catalano – classe 1969, autore.

Barbara Mosconi – classe 1969, giornalista per Tv Sorrisi e Canzoni.

Se qualcuno sa spiegarsi perché una cantante soprano e un jazzista debbano essere chiamati a giudicare delle canzonette pop, lo spieghi anche a me. In cambio io vi spiego che Matteo Catalano (autore di un libro fondamentale come Le ragazze di Miss Italia raccontano) è stato forse messo in giuria perché il coautore del sopracitato, imperdibile volume è Claudio Fasulo, vicedirettore di Rai 1.

La seconda verità: la formula automatica per la quale il vincitore del Festival di Sanremo va di diritto all’Eurofestival non funziona. Troppo diverse le dinamiche, troppo diversi i meccanismi, troppo diverse le aree di appartenenza delle due manifestazioni. La scelta della canzone e del cantante partecipante all’Eurofestival dovrebbe essere fatta con criteri specifici.

La terza verità: noi italiani non siamo capaci di scrivere e produrre canzoni pop che possano funzionare all’estero. Non è una novità: ci vergogniamo della melodia tradizionale che all’estero è associata con l’idea stessa di canzone italiana (e che infatti ha premiato Il Volo quando ha partecipato all’Eurofestival), e quando proviamo a buttarla sul pop abbiamo bisogno di un forte supporto iconografico/coreografico (vedi la scimmia di Francesco Gabbani l’anno scorso). In altre parole: se vogliamo vincere un giorno l’Eurovision Song Contest, dobbiamo cambiare molto se non tutto del nostro approccio alla manifestazione.

Ammesso che ci interessi vincerla. E se dobbiamo misurare l’interesse della Rai per l’Eurovision Song Contest dalla qualità, dalla competenza e dalla puntualità del commento televisivo (Federico Russo e Serena Rossi), beh, allora tanto varrebbe non iscriversi nemmeno alla prossima edizione. Se non avete assistito alla trasmissione e non vi siete fatti un’idea vostra della mediocrità irritante di questa coppia (emersa in particolare durante l’intervista finto-dietro-le-quinte-dopo-l’esibizione alla coppia Meta & Moro) andate a leggere questo puntuale commento che condivido di tutto cuore.

 

F. Canzonettari

 

(Nella foto Ermal Meta e Fabrizio Moro)