Pubblicato il 12/05/2018, 17:04 | Scritto da F. Canzonettari

The Voice of Italy: tutto il potere al popolo. Le case discografiche non contano più nulla

The Voice of Italy: tutto il potere al popolo. Le case discografiche non contano più nulla
Giovedì la finale del talent show canoro di Rai 2, vinto da Maryam Tancredi, scelta unicamente con il televoto. Ma rispetto ad altri programmi l'impressione è che l'etichetta che ora l'ha sotto contratto non abbia avuto alcuna voce in capitolo.

Siamo pronti a scommettere che la vincitrice di The Voice of Italy non avrà una lunga carriera

Si è chiusa giovedì sera 10 maggio l’edizione 2018 di The Voice of Italy, il talent show che in Italia non ha mai portato un cantante ad avviare una carriera (Suor Cristina, vincitrice della prima edizione, è l’unico concorrente di cui qualcuno ancora si ricorda – e non per le sue doti di cantante). Quest’anno mi sono impegnato a guardare la serata finale ed è proprio all’inizio che ho scoperto che a scegliere il vincitore fra i quattro finalisti sarebbe stato solo il televoto.

Mi è bastato controllare le provenienze geografiche dei quattro – Asia Sagripanti da Pordenone, Andrea Butturini da Brescia, Beatrice Pezzini da Verona e Maryam Tancredi da Napoli – per prevedere (e azzeccare) chi avrebbe vinto. Anche senza aver ancora sentito cantare nessuno di loro, era facile: e infatti ha vinto la ragazza di Napoli (il cui “coach”, oltretutto, è il pugliese Al Bano).

Si sa da sempre che il pubblico del Sud è più caloroso, più appassionato, più campanilista (in senso buono), quindi il più disposto a spendere soldi con il televoto; e oltretutto gli altri tre finalisti dovevano spartirsi il già tiepido sostegno del pubblico del Nord-Est. Ma quella del vincitore (della vincitrice, in questo caso) è una questione che m’importa poco, perché poi alla fine si tratta sempre di gusti – a me, per quello che ho visto e sentito, sembravano più interessanti le altre due ragazze.

La domanda che mi sono posto, e quindi la questione che condivido con voi, è un’altra. Il premio per chi vince The Voice è un contratto con una casa discografica importante, la Universal Music. Ora, a me pare incredibile che la Universal Music non abbia nessun ruolo nello scegliere un cantante che poi dovrà far lavorare spendendoci del denaro. Va bene tenere in considerazione il gusto del pubblico (lo fanno anche gli altri talent, X Factor e Amici); ma lì ci sono correttivi, c’è il parere di qualcuno che magari ne capisce qualcosa anche dal punto di vista dell’industria discografica.

È evidente a tutti che l’industria discografica ha quasi definitivamente abdicato al suo ruolo principale, che sarebbe quello di scoprire, coltivare e far crescere i giovani artisti (e infatti ormai si limita ad approfittare della notorietà raggiunta dal vincitore di un talent grazie alla televisione per provare a portare a casa dei risultati commerciali). Ma qui il caso è diverso, anche perché The Voice of Italy non ottiene i risultati di audience di Amici e non gode della “coolness” di X Factor. La stella della simpatica Maryam temo sia destinata a spegnersi molto velocemente. A meno che non le trovino delle gran belle canzoni; ma a giudicare dai brani inediti che ho ascoltato stasera, temo si tratti di una pia speranza.

 

F. Canzonettari

 

(Nella foto Maryam Tancredi e Al Bano)