Pubblicato il 09/05/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Cristina Scabbia: La tv non mi ha cambiata, dopo The Voice of Italy mi sento fortissima

Cristina Scabbia: Sbaglia chi critica i talent show sostenendo che snaturino i talenti emergenti

L’esterofilia è il cancro del provincialismo, specie se ci si affanna a ricercare la statura vincente in tante mezze tacche esotiche e gallonate e non ci accorge di avere in casa l’artista dalla personalità giusta per ricoprire un incarico preciso. Con Cristina Scabbia a The Voice of Italy è successa una cosa del genere. Partita in sordina, milanesissima interprete di successo di un genere musicale planetario dal sostrato fertile e popolare – in Italia spesso tenuto nascosto come si fa alle cene familiari con lo zio rompiballe – ha tirato fuori disinvoltura. E nel programma di Rai2 (la finale andrà in onda giovedì 10 maggio in prima serata) non ha sfigurato.

«Alcuni oltranzisti del rock e del metal temevano che la tv mi cambiasse, avevano espresso perplessità sui social. Credo di aver dimostrato il contrario e a questo proposito spezzo una lancia a favore del talent show come formato: sbaglia chi pensa che la televisione rovini gli artisti emergenti, anche nelle case discografiche c’è dispersione di talenti. Contano la voglia di emergere e la qualità, non il mezzo con cui ci si prova», dice la cantante dei Lacuna Coil.

Il suo concorrente, Andrea Butturini, presenta l’inedito La risposta e sfida Maryam Tancredi (Team Al Bano, l’inedito è Una buona idea), Beatrice Pezzini (Team J-Ax, l’inedito Arriverà l’estate), Asia Sagripanti (Team Francesco Renga, l’inedito è Gravità). «Ho scelto Andrea per la vocalità e per la precisione, e poi ha un equilibrio psicologico giusto, può sostenere le pressioni di carriera». In palio un contratto con Universal. E qui si scatena il dilemma fondamentale sui talent show: la loro capacità penetrativa a lungo termine riesce ancora a forgiare carriere?

A questo proposito, Cristina parla di diverse alchimie difficilmente identificabili. E porta come esempio i suoi Lacuna Coil, che una gavetta di lungo corso l’hanno fatta eccome: «Per fare strada occorre come prima cosa rendersi conto che non si sta salvando il mondo. Seconda cosa, essere sé stessi, ricercare la verità di ciò che si vuol proporre senza imitazioni. Pur non rinunciando a rimanere aperti mentalmente verso ciò che accade intorno».
GUARDA LA VIDEOINTERVISTA

Gabriele Gambini

(nella foto, Cristina Scabbia)