Pubblicato il 02/05/2018, 18:31 | Scritto da Tiziana Leone

Venerdì su Netflix il primo film originale italiano con Marco Giallini e Claudio Santamaria

Venerdì su Netflix il primo film originale italiano con Marco Giallini e Claudio Santamaria
Al centro del racconto la vita di due uomini che per recuperare i crediti per conto di una società usano metodi piuttosto bizzarri: a partire dalla toga nera che indossano quando vanno a riscuotere il denaro.

Diretto da Antonio Morabito Rimetti a noi i nostri debiti è il primo film italiano che sbarca su Netflix, senza passare dalle sale cinematografiche

Il regista Antonio Morabito non ha avuto nessun dubbio quando Netflix gli ha offerto la possibilità di distribuire Rimetti a noi i nostri debiti, con Marco Giallini e Claudio Santamaria: così il suo è diventato il primo film originale Netflix italiano, che, senza passare dalle sale, arriverà direttamente sulla piattaforma venerdì prossimo. Una svolta nel mondo del grande schermo, ancora diviso sulle solite vecchie diatribe, se assegnare i David o concedere la passerella di Cannes ai film che nascono e diventano grandi attarverso le vie del web.

Rimetti a noi i nostri debiti Netflix

Rimetti a noi i nostri debiti

«Io sono cresciuto nelle sale cinematografiche – giura Morabito – Ma davano un’offerta di titoli molto più ampia di adesso. Quando è arrivato l’interesse di Netflix che metteva sul piatto della bilancia 190 paesi e 22 lingue diverse non ho avuto dubbi:  tra il loro entusiasmo di sostenere un film con una forte valenza politica e il mancato passaggio in sala non c’era competizione. Credo che i tempi siano profondamente cambiati e il festival di Cannes invece di occuparsi dell’uso dei selfie sul tappeto rosso dovrebbe provare a capire questo cambiamento che è in corso». Al centro della storia le vite di Guido(Santamaria) e Franco(Giallini), entrambi assunti in una società di recupero crediti, il primo costretto a trasformarsi in carnefice per appianare il suo di debito, il secondo  senza scrupoli fin dall’inizio del mestiere.

Due vite a loro modo disperate, vissute con la toga del recupero crediti scritto sulle spalle, per costringere il creditore a pagare pur di evitare la gogna pubblica. «Queste figure sono ispirate a un’azienda di recupero crediti spagnola che si chiama “covrador del frac”, portatori del frac, che mandano i loro emissari vestiti con questo abito appariscente a dare il tormento alle persone – sottolinea il regista – In Italia non esistono, ma c’è la possibilità legale che le banche, dopo innumerevoli tentativi di rientrare del credito, “vendano” i propri debitori ad aziende di recupero credito che magari non hanno i vincoli legali delle banche».

Personaggi tristi, ciascuno perso nella propria vita falsamente perbene, molto simili a quelli che Giallini ha conosciuto durante la sua scuola di vita nel quartiere romano in cui è cresciuto. «Gente così ce l’avevo sotto casa regolarmente – ricorda l’attore – Erano persone normalissime, ma erano letteralmente delle merde che prestavano i soldi a strozzo. Io non ho bisogno di frequentare certe persone per imparare, ho già vissuto la mia vita». Figure in realtà esistite fin dall’antichità. «Nel Settecento c’era la pittima, si vestivano di rosso e inseguivano i debitori per metterli alla gogna pubblica – conclude Santamaria  -. Il mio personaggio è nuovo a tutto questo: lo fa, suo malgrado, fin quando non si renderà conto che gli manca quel pelo sullo stomaco».

 

Tiziana Leone

 

(Nella foto Giallini e Santamaria)