Pubblicato il 17/04/2018, 12:04 | Scritto da Andrea Amato
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Rai Pubblicità censura gli spot sulle Unioni Civili di Rtl 102.5 e rifiuta 200 mila euro

Rai Pubblicità censura gli spot sulle Unioni Civili di Rtl 102.5 e rifiuta 200 mila euro
L’editore radiofonico Lorenzo Suraci ha dichiarato che viale Mazzini ha rifiutato la campagna multisoggetto e un budget di 200 mila euro. Non è che il problema sono i messaggi sociali “troppo moderni”? Se così fosse sarebbe un fatto gravissimo. Pretendiamo spiegazioni dalla tv di Stato.

La Rai non vuole gli spot di Rtl 102.5, perché parlano di Unioni civili, padri separati e famiglie allargate?

«Pecunia non olet» dicevano i latini per dire che il denaro non puzza. Non devono pensarla così in Rai Pubblicità, visto che hanno rifiutato un investimento in spot pari a 200 mila euro, offerti da Rtl 102.5. Lo ha annunciato Lorenzo Suraci, editore della prima radio italiana, con un tweet: «La #Rai ha rifiutato un investimento pubblicitario da 200 mila euro. Scelta vergognosa, perché fatta dal servizio pubblico».

In viale Mazzini al momento non hanno commentato, ma non si capisce il motivo per cui abbiano rifiutato la campagna multisoggetto che ha come tema la «Normalità». A dodici anni dal lancio dello storico claim «Very Normal People RTL 102.5», oggi il network radiofonico ha spostato il posizionamento sul racconto de «La Forza della normalità». «Siamo partiti dalla semplice osservazione del mondo intorno a noi e, analizzando come la forza della normalità sia la vera energia del cambiamento, abbiamo dato vita a un progetto ambizioso e coraggioso – dichiara la responsabile marketing e comunicazione di Rtl, Marta Suraci -. Un’idea che nasce in primo luogo dalla consapevolezza che, quando siamo in milioni a considerare normale un comportamento, un’ambizione, un’aspirazione, abbiamo il potere di integrarlo nella realtà e di trasformarlo da eccezionale in normale».

I cinque soggetti sono: Famiglia senza confini, che trae ispirazione dalle nuove famiglie che intrecciano culture e tradizioni differenti; Papà moderno, vede protagonista un papà nell’atto di fare la spesa e di occuparsi di suo figlio, per raccontare la parità dei sessi nell’organizzazione domestica e familiare; Unioni civili, è dedicato proprio a questo tipo di unioni, anche tra coppie formate da persone dello stesso sesso: unioni sancite dalla legge per affermare diritti e doveri oltre ogni pregiudizio; Gender equality, ha per protagonista una donna astronauta a simboleggiare la capacità delle donne di farsi strada grazie al proprio talento e alla propria preparazione arrivando così a superare ogni confine; Silvertech, pone al centro il valore della tecnologia e la sua capacità di essere adottata anche da persone in età avanzata, i silvertech appunto, contribuendo al miglioramento della qualità della loro vita e delle relazioni.

Ma non è che la Rai ha rifiutato gli spot per i messaggi “moderni” di vita quotidiana? Possibile che nel 2018 l’idea delle Unioni civili o dei padri separati, o delle famiglie allargate, possa turbare i dirigenti di Rai Pubblicità? Se così fosse sarebbe una censura gravissima da parte della tv di Stato, che ha l’obbligo di raccontare la società del Paese senza mediazioni ideologiche. Senza considerare il danno economico che ne deriva: un mancato incasso di 200 mila euro. Attendiamo una spiegazione dalla Rai. Subito però.

 

Twitter@AndreaAAmato

 

(Nell’immagine il logo di Rtl 102.5)