Pubblicato il 12/04/2018, 19:00 | Scritto da Gabriele Gambini

La sessuologa Nada Loffredi di Matrimonio a prima vista: Maschi e femmine, fate pace con le vostre insicurezze

Nada Loffredi: Selezionare i candidati per Matrimonio a prima vista 3 è stato difficile perché gli aspiranti conoscevano già le dinamiche del programma

Woody Allen diceva che il cinema si ispira alla vita, ma la vita si ispira alla televisione. Indro Montanelli sosteneva che l’istituzione matrimoniale è stata a lungo preservata nei bordelli. Come dire: la compatibilità sessuale è importante. Shakerate le due citazioni. Avrete parte dell’essenza di Matrimonio a prima vista, l’esperimento sociale sulle nozze pianificate a tavolino che da giovedì 12 aprile torna su Sky Uno alle 21.15 con la terza stagione.

Coppie selezionate scientificamente sulla base di affinità elettive presunte, convivono cinque settimane con tutte le caratteristiche reali del matrimonio e poi decidono se rendere il talamo nuziale tangibile “Finché morte non le separi”. O finché non subentri l’egotismo visuale di lei o di lui. Perché, spiega Nada Loffredi, la sessuologa e psicoterapeuta che assieme al sociologo Mario Abis e allo psicologo Gerry Grassi ha selezionato le cavie, i rischi per le unioni in quest’epoca sono due: «L’intraprendenza femminile che mette in crisi le tradizionali sicurezze maschili, e l’individualismo esasperato che impedisce di trovare compromessi per portare avanti un sentimento a lungo termine».

Ma c’è un elemento piuttosto confortante: «La monogamia, pur con tutte le difficoltà del caso, è un modello destinato a durare, l’unico davvero possibile».

Qual è il tratto distintivo delle dinamiche sessuali di coppia nel mondo di oggi?

L’emancipazione femminile spinge le donne a far la corsa su modelli maschili che non sempre trovano opportuna risposta dalla controparte. C’è ancora una discreta asimettria di fondo, e non è sempre vero che giocare a replicare il comportamento degli uomini nei costumi sessuali renda la donna più autentica. Ciò non significa che si debba tornare indietro. Ma cercare equilibri durevoli e condivisi è determinante.

Nella controparte subentrano insicurezze?

Nell’uomo l’ansia da prestazione o il timore di non essere all’altezza delle richieste della compagna è piuttosto diffuso. Ma le insicurezze attanagliano abbondantemente anche la sfera femminile. Solo che si è più abituati, per costume culturale, a considerare l’insicurezza femminile meno problematica di quella maschile. Non è affatto così. Un lavoro sull’autostima da parte di entrambi è l’ingrediente essenziale per far pace con sé stessi e di conseguenza con il partner.

Che cos’è una coppia, oggi?

Come concetto, è qualcosa di dinamico, mai immutabile, soggetto ai cambiamenti del divenire. Una coppia è un processo evolutivo che deve essere tutelato da ambo le parti affinché risulti fecondo. Soprattutto nell’epoca odierna, dove vige la dittatura delle emozioni.

Separarsi oggi è in effetti molto più facile di un tempo.

La passione, come tale, è fugace. Il sentimento si sedimenta nel tempo. Un dato inquietante è che la maggioranza della popolazione italiana vive sulle sensazioni del momento, una sorta di eterno presente che spinge gli individui a concentrarsi molto su se stessi, a giudicare il prossimo, a essere meno inclini al compromesso.

Che si fa, per evitarlo?

Occorre recuperare alcuni aspetti. Mettersi in discussione. Fare spazio a un altro significa rinunciare a piccoli pezzi di sé. Senza rinunciare a ciò che si è. Ma, beninteso, guai a cercare di cambiare i tratti immodificabili della controparte. Se ci si accorge che non sono mutabili e sono incompatibili, meglio mettere fine alla relazione.

La scappatella extraconiugale è utile a salvaguardare il rapporto a lungo termine quando la passione diminuisce?

Come psicoterapeuti teorizziamo la presenza di un terzo immaginario. Significa vivere il rapporto di coppia pensando sempre che ci sia un concorrente potenziale dietro l’angolo pronto a rubarci le attenzioni del partner. In questo modo, si trovano ragioni per stare assieme vincendo l’inerzia, rinsaldando la complicità anche dal punto di vista sessuale. Senza bisogno di trovare alternative.

Dunque la monogamia è premiante.

La monogamia è una condizione di base efficiente per un rapporto durevole. Esperimenti di coppie aperte, sulla base della mia esperienza professionale, non trovano grandi riscontri per unioni a lungo termine.

Come si concilia tutto questo con la terza edizione di Matrimonio a prima vista?

Quest’anno la conoscenza del programma da parte degli aspiranti protagonisti ha reso più complicate le selezioni. I candidati tendevano a mostrare i lati migliori di sé con una consapevolezza a volte inconsciamente artefatta. In psicologia succede spesso. Se ti capita di rispondere a un questionario di cui sai già le domande, subentrerà in te un’attitudine alla mistificazione benevola per migliorare l’apparire del tuo profilo.

Con quali criteri avete selezionato i candidati?

Il loro livello motivazionale è stato fondamentale. Non volevamo personaggi che ambissero a fare televisione. Ci interessava comprendere il valore che davano al matrimonio, le ragioni profonde che li spingessero a partecipare. Li abbiamo sottoposti a test validi scientificamente e accostati sulla base di un preciso indice di compatibilità. Che spazia da criteri logistici a sociali, comportamentali, fisici.

La consapevolezza di trovarsi davanti a una telecamera mina l’autenticità del racconto?

Ciò che viene mostrato è autentico. Il trovarsi davanti a una telecamera dapprima può inibire, poi però diviene un elemento impercettibile. Certo, cinque settimane di convivenza non sono molte per comprendere l’altro. Ma la valenza scientifica del test è pensata su un arco temporale ristretto. Con risultati eterogenei: nella prima edizione italiana le coppie non si sono sposate, nella seconda una delle tre coppie si sposerà presto con rito religioso. In questa, lo scoprirete nelle dieci puntate.

Gabriele Gambini

(nella foto, Nada Loffredi con Mario Abis e Gerry Grassi)