Pubblicato il 10/04/2018, 19:30 | Scritto da Gabriele Gambini

Saverio Raimondo: La stand-up sta crescendo, è ora che se ne accorga anche la tv generalista

Saverio Raimondo: Negli USA Trump fornisce materiale alla satira, in Italia sono sicuro lo faranno anche 5stelle e Lega, però siamo in una democrazia, dunque è più divertente irridere non tanto i politici, quanto gli elettori che li hanno votati

Il bello di Saverio Raimondo sta nel suo saper giocare coi registri. Mischia l’alto e il basso, è politicamente scorrettissimo, demitizza l’impegno sociale, entra a gamba tesa facendo satira non sulla contingenza ma su macrotemi universali e contemporanei, si oppone al linguaggio utilitaristico rimanendo pop e scemo all’occorrenza. È meno rude e selvaggio di un collega come Giorgio Montanini, ma sa usare sia il fioretto, sia la sciabola. «Guai a prendere sul serio un comico. Un comico non deve essere autorevole, mai prendere alla lettera una battuta. Se qualcuno si offende, non è un mio problema».

«La differenza principale tra la tradizione comica italiana, quella delle maschere e della commedia dell’arte, e la tradizione anglosassone, è semplice: il comico italiano sale sul palco e chiede al pubblico come sta, il comico che fa stand-up non si nasconde dietro a un tormentone, piuttosto racconta come sta lui», dice, rimarcando la differenza tra il suo genere e la scuola dei monologhisti nostrani, «Che ha avuto grandi maestri, per esempio Walter Chiari, che però proponevano un repertorio diverso dal mio e la loro libertà espressiva era vincolata dalle censure».

Saverio Raimondo si dichiara «Ansioso dal giorno in cui è nato» (non a caso ha pubblicato con Feltrinelli il libro Stiamo Calmi, una suddivisione in capitoli dell’essenza letteraria del suo modo di intendere la risata) e si prepara alla quarta stagione di CCN, prodotto da ZeroStories. Il suo late night show parte da venerdì 13 aprile alle 23 su Comedy Central (canale 124 Sky), affrontando un tema diverso per puntata: dalle molestie sessuali alla tecnologia, dai vaccini all’ambiente, passando per la geopolitica, il feticismo, il sesso sporco e spassoso. I panel sono stati arricchiti, tra gli ospiti ci saranno Mara Maionchi, Roberto Burioni, Elettra Lamborghini, Fabio Volo, Giulia Innocenzi. La puntata di debutto, dedicata alle molestie sessuali, è una stoccata clamorosa all’ondata di ipocrisia che caratterizza l’argomento.

Con lui, una generazione di comici cresciuta alla sua scuola: Francesco Lancia, Francesco De Carlo, Stefano Rapone. «Dal 2009 la stand-up ha preso piede in Italia grazie al web e a molti locali che propongono questo genere di show. L’ispirazione è dichiaratamente quella dei late night americani, la libertà di linguaggio è totale». Una libertà che farebbe fatica a trovare spazio nella tv generalista: «Il problema della generalista sta nel suo essere generalista. Dunque nel cercare di arrivare al più ampio numero di persone possibile, faticando talvolta a definire un target di riferimento preciso. Oggi capita che un programma che va in onda alle 23 abbia lo stesso linguaggio di uno che va in onda alle 20. E poi ai giorni nostri la seconda e la terza serata sulla generalista sono sparite, il comico medio in Italia al massimo può aspirare alla copertina di qualche talk politico».

Certo, è in corso un esperimento di rielaborazione italiana del Saturday Night Live: «Non l’ho ancora visto, dunque non posso esprimermi. Sulla carta c’è chi dice non sia un adattamento perfetto, da un lato perché la prerogativa del Saturday Night Live è quella di avere un ospite/conduttore diverso per puntata, dall’altro perché, forse, più che replicare una formula, è meglio fare come facciamo noi a CCN: ispirarci a un modello, per poi creare qualcosa di originale e autentico», conclude, anticipando che, in questa stagione, condurrà interviste impossibili a Silvio Berlusconi, Giulio Andreotti, persino al Papa. Anche se quest’ultima, forse, verrà censurata davvero.
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Gabriele Gambini

(nella foto Saverio Raimondo e il cast di CCN)