Pubblicato il 04/04/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Pablo Trincia: Studiare le lingue del mondo è il modo migliore per non sentirsi stranieri

Pablo Trincia: La forza di Hello Goodbye sta nella naturalezza delle storie raccontate

Due spose sudanesi arrivano a Malpensa già truccate e vestite per la cerimonia. Una squadra di ginnastica si allena al cancello d’imbarco. Due amanti si baciano con passione, ma anche con fare circospetto, sia mai che i rispettivi compagni ufficiali se ne accorgano. Hello Goodbye, nella versione italiana targata DueB in onda su Real Time dal 6 aprile ogni venerdì alle 22.40, sarà condotto da Pablo Trincia e TvZoom il mese scorso vi aveva già anticipato gli snodi cruciali del format. I racconti di varia umanità nel non-luogo per eccellenza, l’aeroporto, sono intercettati da Trincia, che ferma i viaggiatori, chiede loro perché si trovino lì, e lascia che la narrazione nasca spontaneamente. Scoperchiando storie pazzesche. In fondo, siamo tutti sulla stessa barca. Pardòn, sullo stesso aereo. «La forza di Hello Goodbye sta nell’improvvisazione. C’è poca scrittura e molta azione sul campo. Qualcosa di diverso e complementare rispetto alle inchieste che sono abituato a condurre: quelle richiedono lungo studio e preparazione», dice lui. Che prosegue: «L’aspetto più impegnativo del programma è stato lasciare che gli interlocutori si aprissero con naturalezza, raccontandosi in modo interessante per gli spettatori nonostante la forma statica della conversazione. Ci siamo riusciti».

Il giornalista è noto al grande pubblico per le sue incursioni avventurose, ma anche per la sua capacità di parlare fluentemente circa dieci lingue diverse. «Tra le lingue europee, ho imparato con difficoltà il tedesco, è stato davvero uno scontro. Tra quelle extraeuropee, l’hindi ha richiesto uno studio lungo e dettagliato. Tra quelle africane, ho assimilato lo swahili con rapidità inaspettata», ammette, svelando come la sua passione per comunicare sia la stessa che c’è dietro l’urgenza di condurre Hello Goodbye: «Una lingua apre le porte a una cultura, insegna i peculiari linguaggi del corpo, i modi di porsi di ciascun popolo dinanzi a un discorso, le pause, i ritmi. Studiare tutto questo mi fa stare bene, è il mio rifugio di cittadino del mondo».
GUARDA LA VIDEOINTERVISTA

Gabriele Gambini

(nella foto Pablo Trincia)