Pubblicato il 29/03/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Al Bano: A 6 anni avevo già deciso che nella vita avrei fatto il cantautore

Al Bano: Dai ragazzi di The Voice of Italy mi aspetto qualità: la qualità è come il sugo, se c’è, prima o poi viene a galla

Il Grande Demiurgo della musica conservi Al Bano. In barba al florilegio competitivo nostrano su chi è più bravo a scimmiottare modelli yankee, la storica ugola pugliese in un sol colpo di voce ridurrebbe in braghe di tela i rapper di ogni risma, e arriva a The Voice of Italy con una dose strapaesana di aspettative nazionalpopolari. Controbilanciate da un’autoironia da meme che promette ciò che – e questo è da verificare – manterrà.

«Ai miei tempi non c’erano i talent show, c’era l’Applausometro, un loro diretto antesignano. La prima forma di partecipazione diretta del pubblico a una manifestazione musicale e televisiva», dice il coach ai nostri microfoni.
Al Bano insiste sull’importanza di avere modelli di riferimento precisi. «A sei anni avevo deciso ciò che avrei voluto diventare. Nel mio paese, molti facevano gli agricoltori o gli impiegati in ufficio, ma il mito di sempre era Domenico Modugno. È stato il mio trampolino di lancio, cercavo di imparare da lui».

Imparare a portar pazienza, soprattutto: «A The Voice i ragazzi si fanno le ossa, muovono i primi passi per orientarsi. Da loro cerco qualità: la qualità è come il sugo, prima o poi viene a galla».

La sua fama, invece, è venuta a galla in contesti storicamente prestigiosi. «Suonare al Cremlino è un’esperienza dal forte impatto, a ottobre canterò al Bol’šoj, invitato dal Coro dell’Armata Rossa».
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Gabriele Gambini

 

(Nella foto Al Bano)