Pubblicato il 12/03/2018, 17:06 | Scritto da La Redazione

Gloria Giorgianni di Anele: Portare i libri in tv in 12 minuti si può

Rassegna stampa: Il Messaggero, pagina 19, di Maria Elena Barnabi.

Dopo una lunga esperienza in Palomar, contribuendo al successo de Il Commissario Montalbano, Gloria Giorgianni ha fondato la sua casa di produzione Anele nel 2013. Nipote di Elvira Giorgianni Sellerio, che con il marito e a Leonardo Sciascia fondò l’omonima casa editrice, quella di Andrea Camilleri appunto, è «nata bene» come si dice in questi casi. E Maria Elena Barnabi, che l’ha intervistata per il quotidiano Il Messaggero, parte proprio da lì.

Giorgianni, dica la verità: ha usato i soldi di famiglia per aprire Anele?

«Senta, io lavoro da quando ho 17 anni, a 22 anni ho lasciato Palermo e me ne sono andata a Roma da sola: la mia famiglia mi ha allevata alla ricerca dell’indipendenza e della libertà. Per fondare Anele ho usato la mia liquidazione della Palomar. E quando mi sono licenziata nel 2012, non c’è stato nessuno, a parte la mia famiglia, che ha creduto in me. Mi dicevano: “Ma che fai, sei matta, ripensaci”. Avevo perso mia madre poco prima, ed era già da un anno e mezzo che dicevo a Carlo Degli Esposti di darmi la possibilità di innovare. Lui non condivideva. Ho pensato che era il momento giusto».
Innovare in tv. Tradotto vuole dire?

«Con Gianfranco Carofiglio stiamo lavorando a The Passengers, un progetto simile a quello che abbiamo già fatto con Camilleri: 10 racconti brevi originali, trasposti in altrettanti film brevi, di 12 minuti che andranno su Rai 2».

Non solo fiction o cultura, ma anche intrattenimento, apparentemente un mondo lontano dal suo: «Diciamo che alcuni programmi non sono di mio gusto, ma nella televisione l’intrattenimento è necessario, è giusto averlo. Anche io mi ci sto cimentando. Con il cantautore Niccolò Agliardi abbiamo fatto Dimmidite, 6 puntate di 50 minuti l’una che andranno su Rai 1, in cui raccontiamo alcune storie pazzesche: un ragazzo sonnambulo che è rimasto semiparalizzato, una carcerata, una ragazza cresciuta in una casa famiglia… Per ciascuna storia, nascerà una canzone con i sei cantautori ospiti: Eugenio Finardi, Emis Killa, Chiara Galiazzo, gli Zero Assoluto, Fabrizio Moro e L’Aura»

E come tutti gli imprenditori in un mercato sempre più saturo la cosa più faticosa è sempre la stessa: «Trovare i soldi. La legge Franceschini che permette sgravi fiscali a chi produce italiano era molto necessaria nel nostro Paese. Oggi i grandi colossi internazionali della produzione cominciano a fagocitare tutto. Il rischio è di essere tutti uguali. Io voglio continuare a essere indipendente, voglio essere io a decidere cosa raccontare, magari anche la realtà italiana».

Soprattutto in un mondo molto maschile, come quello delle case di produzione, guidate per lo più da uomini: «Quelle poche sono molto combattive. Come Matilde Bernabei di Lux Vide, che stimo moltissimo. O come Maria De Filippi, che è anche un personaggio televisivo. In questo ambiente le donne sono sempre state più vallette e “bracci destri”. È necessario prendersi gli spazi. Sono determinata, ma è un mondo difficile».

Spieghi il difficile. 

«Mi capita di fare riunioni nelle quali io sono la referente, ma i maschi parlano solo tra di loro. Oppure se dico che un’idea è mia, è così così. Se dico che è di un uomo, diventa geniale. Succedeva anche a mia zia Elvira: molte delle sue proposte, passavano per cose di Sciascia o di suo marito. E poi ci sono gli uomini che si prendono delle libertà».

Parla di molestie?

«Parlo di un approccio sgradevole. Che è stato subito rispedito al mittente senza problemi. Ma sul lavoro cose del genere capitano solo alle donne, sono uno sfoggio di potere. Alcuni uomini devono ribadire il loro ruolo. Molte cose dobbiamo fare ancora per ristabilire gli equilibri e un modo per farlo è raccontare storie di donne libere e indipendenti».

 

(Nella foto Gloria Giorgianni)