Pubblicato il 02/03/2018, 19:02 | Scritto da Gabriele Gambini

Stefano Cavada: A Selfie Food vi racconto i segreti dei food blogger di Instagram

Stefano Cavada: “A Selfie Food gli spettatori mandano le foto dei loro piatti seguendo un tema del giorno prestabilito, io seleziono le migliori e realizzo la ricetta”

«Il segreto per fare il botto su Instagram come food blogger? Passione, attenzione al dettaglio, spontaneità nel mostrarsi per ciò che si è e non per ciò che si vorrebbe essere», dice Stefano Cavada, un amore per i fornelli sviluppato tra Londra e il suo Sud Tirolo, un profilo Instagram da food blogger con seguito assiduo. Parlare con lui apre qualche porta. Specie perché, in un mondo dove la gastronomia detiene parte della narrazione del reale, è diventato protagonista di progetto semplice che unisce le suggestioni visive delle foto alle pillole da tutorial televisivo. Si chiama Selfie Food, va in onda su LA7d da lunedì 5 marzo tutti i giorni alle 18 e solletica l’egotismo narciso dei social dipendenti applicandolo al racconto dei piatti. Senza foga competitiva. Del resto, il cibo è quel dato antropologico destinato a durare per tutto il tempo in cui durerà il genere umano.

Stefano Cavada, che cosa succede a Selfie Food?

Applichiamo il principio del food blogging, ribaltandone le regole. Gli utenti mandano in trasmissione le loro foto di piatti seguendo un tema del giorno prestabilito. Seleziono le migliori e realizzo la ricetta rielaborandola con l’esperienza maturata ai fornelli. Ottenendo due risultati: intrattenimento gradevole e partecipazione attiva del pubblico.

Perché il cibo nelle sue declinazioni va tanto di moda?

Perché mangiare bene è bello e semplice. Un buon piatto appaga la vista e i sensi, ha una funzione conviviale, unisce le persone su un terreno, la condivisione, che garantisce immedesimazione.

Lei è un food blogger. Il suo è un mestiere a tutti gli effetti?

Lo è diventato. La passione per la cucina mi contraddistingue da sempre. Unirla ai social mi ha permesso di fare il salto di qualità. Metto molta attenzione a creare piatti accattivanti e saggio sul campo l’efficacia del mio lavoro ai fornelli, cercando di capire ciò che piace alle persone.

Come si conquistano i follower?

Bisogna essere sé stessi. Io ragiono di pancia, assecondo le mie intenzioni senza fare troppi calcoli. Non mi costruisco un personaggio a tavolino, se mi va di pubblicare una foto, la pubblico. Gli utenti premiano la spontaneità.

Però per piacere sui social ci sono regole che vanno oltre la mera spontaneità.

C’è la cura del dettaglio fotografico. La scelta della luce giusta. Così come la variazione dei colori. I colori hanno un ruolo determinante nel mostrare la bellezza di una creazione. Personalmente amo le foto minimal, senza troppi orpelli.

Si dice che per sfondare su Instagram si debba scegliere un argomento portante e insistere su quello. Lei però posta anche foto che la ritraggono in palestra, oppure in viaggio.

Non racconto la mia vita privata ma mostro il mio stile di vita. Esploro le città, unisco ai viaggi la scoperta delle specialità gastronomiche locali. Mi nutro di passioni collaterali che valorizzano ciò che faccio.

La componente social quanto tempo le porta via?

Produco contenuti tutto il giorno. Cucino, programmo foto e stories, rispondo a tutti i messaggi dei follower, spesso davvero tanti.

Essendo diventata una forma di guadagno, come garantisce l’autenticità di ciò che posta?

Scelgo solo progetti coerenti con ciò che faccio. Se collaboro con un’azienda e ne sposo la linea, significa che mi convince il contenuto dei suoi prodotti. Non andrei mai da un’azienda concorrente.

Che ne pensa dei talent show?

Sono cresciuto con i talent show di cucina. A volte la competizione prende il sopravvento e offusca parte del racconto delle ricette, ma alla fine le tradizioni e i sapori emergono sempre.

Ha mai provato a partecipare?

In passato avevo provato con Masterchef. Avevo portato un piatto della tradizione altoatesina: gnocchetti tirolesi con zucca, ma li avevo impiattati malissimo. Mi scartarono alle pre-selezioni. Fu un’esperienza ricca e formativa, imparai tante cose anche dagli altri aspiranti concorrenti.

Ha uno chef di riferimento?

Jamie Oliver. Per la capacità di comunicare col cibo. Ho vissuto a Londra, mi sono ritrovato con ingredienti diversi rispetto alle nostre tradizioni e mi sono adattato, ampliando le possibilità creative. Anche grazie al suo esempio.

Progetti futuri?

La tv è una sorpresa bellissima che spero di sfruttare al meglio. Sogno poi di scrivere libri di ricette.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto Stefano Cavada)