Pubblicato il 19/02/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Fabrizio, MasterChef 7: Valgo di più di quel che dicono

Fabrizio, MasterChef 7: Valgo di più di quel che dicono
Abruzzese dai forti legami con la sua terra, Fabrizio non si nasconde e racconta tutto della sua esperienza a Masterchef, mostrando un'indole da intrattenitore e amore per le tradizioni.

Fabrizio: “Tra i concorrenti di MasterChef 7, io sono il personaggio buono, Italo quello cattivo”

Forse il Leo Longanesi del suo periodo strapaesano sarebbe stato incuriosito da Fabrizio Ferri, ultracinquantenne, cuciniere e cantante per passione, eliminato da MasterChef 7 (prodotto da Endemol Shine Italy, ogni giovedì in prima serata su Sky Uno) per una sogliola mal cucinata dopo aver suscitato fervore belluino in donna Antonia Klugmann col suo proclama invero un po’ ambizioso: «Sono qui per cambiare la cucina italiana».

Cambiarla forse no. Tutelarla con schietta carnalità esibizionista magari sì. E un po’ gli si vuole bene, a questo abruzzese smargiasso dalla parlata popolana che sembra uscito da una novella del D’annunzio più mistico. Pancia prominente, occhi svegli da furetto, gigioneggia con le signore senza risultare troppo invadente. Fabrizio è un identitario dei fornelli in un’era di contaminazione di generi globalista. Autarchico in una certa misura: «Spostiamo le lancette dell’orologio, difendiamo la tradizione delle nostre regioni», dice ai nostri microfoni. L’amaro in bocca per l’eliminazione ce l’ha: «A volte l’impatto estetico di un piatto è contato più della sostanza. E poi alcuni giovincelli sono sopravvalutati. La cucina è esperienza, ci vogliono anni per acquisire qualità. Lancio una sfida a Valerio Braschi, sono sicuro di batterlo davanti a una giuria popolare di assaggiatori».

Ammette di essere caduto sulla preparazione della sogliola: «Ero stanco, è stata una gara molto faticosa. La sogliola non è un piatto che mi appartiene. Vi ricordo però che non ho mai partecipato a un Pressure Test». Ma è quando parte lancia in resta come un giostratore medievale, a svelare l’inclinazione alla dialettica comiziante: «Marianna unisce tradizione e qualità, lo dico in sincerità, anche se non mi è mai stata simpatica. Giovanna mi ha deluso, soprattutto per alcuni suoi voltafaccia. Antonino pure. Italo? Un personaggio. Ma io sono quello buono, lui quello cattivo». E ancora: «Vorrei lavorare con Cateryna, Alberto, Simone». Senza scordare la giapponese Eri Koishi: «Ci siamo trovati a una cena, lei aveva l’asma, le ho offerto un buon bicchiere di Montepulciano ed è guarita subito: credetemi, il Montepulciano non lo batte nessuno».

Gli mancheranno i giudici? «Cannavacciuolo è il giudice più vicino a me, dice le cose pane al pane, vino al vino. Bastianich si è complimentato per la mia spontaneità».
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Gabriele Gambini

 

(Nella foto Fabrizio)