Pubblicato il 15/02/2018, 14:00 | Scritto da Andrea Amato

Agcom diffida Mediaset: gli spot delle radio sono pubblicità, non autopromozione

AgCom dice a Mediaset che gli spot di R101, Radio 105 e Virgin fanno affollamento pubblicitario

Nelle settimane scorse sono state pubblicate tre delibere dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AgCom), le 295-296-297/17/CSP, molto significative per quanto riguarda il mercato radio-televisivo. Il fatto contestato dall’Autorità a Mediaset riguardava lo sforamento dei limiti di affollamento pubblicitario in alcuni giorni del luglio 2017, su Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Da Cologno Monzese avevano fatto sapere che il loro conteggio era corretto, perché consideravano come «autopromozione» gli spot delle radio R101, 105 e Virgin, di proprietà al 100% del gruppo Mediaset.

AgCom, invece, con queste delibere ha spiegato come la comune proprietà (unicità economica) non preveda la stessa «responsabilità editoriale», ovvero: le reti Mediaset sono diverse dalle radio Mediaset, le prime agiscono nell’ambito audiovisivo, le seconde in quello radiofonico. Per suffragare questa tesi, AgCom ha citato anche l’esempio di Mediaset Premium: gli spot della pay tv digitale sulle reti free possono considerarsi autopromozione, visto che l’ambito è lo stesso e la mission editoriale anche.

L’autorità, però, ha considerato la buona fede di Cologno Monzese e quindi non ha comminato una sanzione pecuniaria, archiviando il procedimento sanzionatorio, ma diffidando il Biscione «dal proseguire nel porre in essere la condotta descritta in violazione». Come a dire: questa volta diciamo che ti sei sbagliato, ma che non capiti più.

Queste delibere di AgCom riaprono violentemente il tema della concentrazione di mass media da parte di un unico gruppo. Di fatto Mediaset è proprietaria di 3 su 9 reti generaliste, di 3 radio su 15 licenze nazionali. Con la concessionaria pubblicitaria, poi, ha in offerta commerciale altre radio e attraverso la holding Fininvest il Gruppo controlla la più grande casa editrice italiana, Mondadori. Tutto lecito secondo le attuali regole antitrust, ma è evidente a tutti da decenni che c’è una sproporzione, che provoca vari rischi: il primo di falsare il mercato, come nel caso delle delibere AgCom appena descritte, e il secondo politico, soprattutto in settimane di campagna elettorale come queste, quando il leader di una delle colazioni in corsa per il voto del 4 marzo è anche il padrone dell’impero mediatico-editoriale, a cui ha libero accesso per la campagna elettorale.

Tema vecchio, ma evidentemente ancora molto attuale. Si dirà che Silvio Berlusconi non è candidato, per gli effetti della condanna definitiva e per l’applicazione della legge Severino, ma sappiamo tutti che di fatto è un dettaglio. Ha poi dell’incredibile come, dopo un battage pubblicitario a reti unificate, le tre radio Mediaset non siano cresciute sensibilmente in ascolti in tutto il 2017. Ma questo è un problema che Paolo Salvaderi, amministratore delegato di Radio Mediaset, dovrà affrontare direttamente con Piersilvio Berlusconi.

 

Twitter@AndreAAmato

 

(Nella foto Piersilvio Berlusconi)