Pubblicato il 15/02/2018, 19:03 | Scritto da Gabriele Gambini

Stella Egitto: Il Commissario Montalbano istituzione che smuove passioni

Stella Egitto: Il Commissario Montalbano istituzione che smuove passioni
Stella Egitto, attrice in carriera che racconta a TvZoom il suo percorso, ha le idee chiare sul titolo sbancaAuditel di Rai1: "Sarò tra i protagonisti dell'episodio del 19 febbraio, lavorando con Luca Zingaretti ho toccato da vicino la potenza della scrittura della serie".

Stella Egitto: “L’incontro professionale con Pif mi ha aperto tante porte”

Progetto significa anche pro-getto, gettarsi in avanti nell’esistenza compiendo scelte. Lo si capisce conversando con Stella Egitto, un nome iperuranico, un cognome che sancisce un’identità territoriale (attenzione, non è egiziana, è nata a Messina, terra che recepisce le spinte mediterranee collocandosi a metà tra cultura araba e occidentale), e una favella irrefrenabile nel definire i suoi scopi: «L’incontro fatale col teatro è avvenuto quando ero al liceo. Ho deciso che nella mia vita avrei fatto l’attrice, ma ho compreso che, per farlo, avrei dovuto studiare molto». Durante il viaggio in America – premio materno per il superamento della Maturità – si è portata i libri. E ha superato i provini dell’Accademia Silvio D’Amico. Da lì sono arrivati i primi lavori. La tv (Baciati dall’amore, Squadra Antimafia, Gli anni spezzati), il cinema (In guerra per amore, di Pif, Tu mi nascondi qualcosa). Lunedì 19 febbraio, Stella sarà tra i protagonisti di Amore, nuovo episodio della saga sbancaAuditel di Rai1 sul Commissario Montalbano.

Ha le idee chiare su che cosa si aspetta dal mestiere di attrice.

So che recitare implica una preparazione precisa. Recitare è vita, è rielaborare l’esistenza aderendo alla scrittura che se ne fa. Non può esserci un bel pezzo di teatro senza un bel testo, a parte le performance dei mostri sacri come Vittorio Gassmann, che recitavano bene anche l’elenco del telefono. Detto questo, non ho mai voluto diventare un automa perfetto. L’effetto performante efficace che raggiunge lo spettatore sta anche nel metterci dentro qualcosa di sé stessi. Io ci provo.

È così anche nella vita?

Nella vita so che cosa voglio fare, ma lascio che gli eventi accadano in totale libertà. Mi sento permeabile alla vita. Esco di casa alla mattina e non so quel mi succederà. Ciò non mi spaventa.

Montalbano, invece, l’ha spaventata?

Ha smosso agitazione. Montalbano è un’istituzione non solo televisiva. Partecipare alla produzione significa essere immersi nella lavorazione di autentici film. Sul set ci si prende il tempo necessario, si lavora con la dovuta cura, c’è la consapevolezza di costruire qualcosa di certosino.

Dunque sapeva che atmosfera avrebbe trovato.

Sapevo che sarei entrata in una squadra collaudata. Ma non sapevo come sarei stata accolta. Luca Zingaretti mi ha trattata come una collega alla pari in tutto e per tutto. Mi ha aiutata molto. Lui è eccezionale. Lavora alla scrittura assieme al regista Alberto Sironi, è l’estensione umana del progetto letterario di Camilleri.

Il titolo dell’episodio del 19 febbraio è Amore.

In questo caso, amore come affetto di sangue. Ponendosi una domanda precisa: che cosa succede quando alcuni fattori esterni allontanano due persone che si amano? Nell’episodio si parla dell’amore tra due sorelle, una di esse è interpretata da me. I risvolti, nel bene e nelle profondità del male, saranno sorprendenti, lo spettatore si troverà coinvolto in passioni umane, troppo umane.

La presenza femminile nell’episodio sarà il collante attorno al quale si svolgerà la vicenda.

Stanno succedendo cose belle per i ruoli femminili. Molti progetti trasversali anche grazie a piattaforme come Netflix e al fiorire della serie tv come mezzo d’espressione della creatività. Gli orizzonti si ampliano, i generi si contaminano. Di recente, ho lavorato al film Malarazza, di Giovanni Virgilio, candidato ai David di Donatello: interpreto una donna che in condizioni difficili decide di alzare la testa e correre.

Lei fa così? Alza la testa e corre?

Sono felice di avere alle spalle un percorso fondato su scelte sentite, anche a scapito di progetti meglio pagati. Avverto l’urgenza di rappresentare storie senza snobismo, concentrandomi su forme espressive diverse. Non molto tempo fa ero a Napoli per un’interessante riscrittura dell’Amleto. Poi sono andata dall’altra parte dell’Italia su un altro set. A volte sento la necessità di tornare a impegnarmi in laboratori teatrali per fare nuova formazione. Non cerco la comodità, cerco la contaminazione e l’imprevisto.

Un incontro professionale importante?

Pif mi ha aperto un panorama di incontri inaspettati. Mi piacciono le sinergie non pianificate. Poter scegliere, nel mio mestiere, significa anche girare uno spot pubblicitario apparentemente innocuo, se ti consente di sperimentare novità.

Dopo Montalbano che succederà?

A aprile sarò al cinema col film Tu mi nascondi qualcosa, di Giuseppe Lo Console. Interpreto una pornostar distante dall’archetipo classico mangiauomini. È innamorata del suo compagno e compie scelte anticliché.

Quando non recita, su che cosa orienta le sue scelte?

Pratico yoga kundalini. Vado al cinema. Leggo. Viaggio. L’ultimo viaggio è stato a Lisbona, ma mi affascina il Medio Oriente. Vivo a Roma da 12 anni, la sua bellezza è incomparabile, benché ultimamente la qualità della vita non sia all’altezza della sua atmosfera. Però sto bene anche a Milano, così efficiente, così internazionale.

Gabriele Gambini
(Nella foto Stella Egitto, foto di Alessandro Pizzi)