Pubblicato il 28/01/2018, 17:25 | Scritto da La Redazione

Diritti Tv del calcio: più soldi per la Serie A. Che però peggiora

I diritti tv e i numeri della A. Sono in calo. Ma Lega e Infront…

I diritti tv sono ancora invenduti ma il torneo è combattuto.

Con il Napoli in testa e la Juve al secondo posto. Ed una lotta al coltello anche per le altre posizioni utili a guadagnare un posto nelle Coppe Europee. Ma poi quasi tutti gli altri indicatori principali hanno il segno meno.

Calano gli spettatori negli stadi. Diminuiscono gli ascolti delle partite pay (ma molto dipende dal calo degli abbonati di Premium). E, se si guarda – banalmente – a questa fase del calciomercato invernale e agli esiti delle ultime tornate di quello estivo, emerge pure un altro aspetto. Da alcuni anni a questa parte s’impoverisce continuamente il nostro bouquet di campioni.

E’ sintomatico, ad esempio che il caso di Pellegri. Genoano, giovanissimo talento, comprato dal Monaco. E quello del ‘romano’ Dzeko. Destinato alla Premier League. Gli arrivi annunciati nel nostro torneo, per adesso, per converso, non eccitano le fantasie nemmeno del tifoso più fanatico.

Ebbene, in tema diritti tv il sito Calcio&Finanza.it ha stimato quali possano essere gli introiti della nostra massima serie se la trattativa con Mediapro si conclude positivamente.

Nell’analisi si fa un esercizio semplice. Si prendono i 950 milioni di diritti tv promessi di base dagli spagnoli e si sommano con i 371 spesi per il prossimo triennio da IMG per i diritti tv internazionali. Viene fuori un buon risultato, per il movimento, considerato che altri ricavi potrebbero arrivare da Coppa Italia e Supercoppa italiana.

Un cifra consistente potrebbe alla fine venire fuori (1,350 milioni circa). Che però pare molto meno allettante se si confronta a quanto producono i diritti tv delle altre leghe principali. A distanza siderale è il probabile, prossimo rinnovo – 2018-2021 – del campionato inglese. Dove si stimano probabili introiti per circa 6,5 miliardi di euro nel triennio (10,9 miliari di sterline compresa la vendita all’estero).

Lontanissima dalla nostra portata pure la Liga Spagnola, che nel triennio 2018-20121 conta di portare a casa 2,3 miliardi di diritti tv. La nostra pesca è vicina a quella generata dalla Bundesliga, a 1,4 miliardi circa a stagione compresi i diritti esteri.

Niente di strano, quindi, che poi spagnoli e inglesi si dividano risorse che fanno la differenza. Che consentono loro di allestire le squadre più forti. Di avere i top player principali e riempire gli stadi. Di far fare ascolti alle pay tv, far vincere ai club i premi in denaro dei tornei (e rinforzare così ulteriormente i propri bilanci). Con un aumento progressivo della notorietà e del prestigio, che induce migliori risultati anche in termini di merchandising e altre attività collaterali.

Per entrare in questo circolo virtuso al calcio nazionale serve una guida sicura. Personaggi con linee e visione chiara che però, a giudicare dalle vicende legate al rinnovo dei vertici federali, in impasse, si fa fatica ad indentificare.

 

(nella foto un campo di calcio oggi, domenica 28 gennaio)