Video – Antonia Klugmann: Non sono a MasterChef per rimpiazzare Cracco
Antonia Klugmann: “Se i miei colleghi fossero ingredienti per ricette: Barbieri la mortadella, Cannavacciuolo un primo piatto, Bastianich un hamburger o un bicchiere di vino”
Ha l’approccio pragmatico e l’etica del lavoro del ceppo asburgico. Il suo ristorante, l’Argine a Vencò, nei boschi di Dolegna del Collio, profonda provincia di Gorizia, quindi profonda Mitteleuropa, ha conquistato una stella Michelin rapidamente. Lei, Antonia Klugmann da Trieste, 38 anni, insegna ai ragazzi della sua cucina a far pratica in mezzo ai campi, sugli argini dei fiumi, alla ricerca di erbe aromatiche, bacche, fiori. Complementi preziosi alla sua maniera di intendere le ricette: «Chi lavora con me deve capire quanto sia dura la vita del contadino e del cuoco, deve rispettare il legame col territorio. Nei piatti del futuro, l’etica avrà un peso sempre maggiore». Il rapporto protettivo con la natura è prerogativa femminile fin dai tempi delle fate, in fondo.
Conosceva già il mondo della tv, lo aveva frequentato sbaragliando gli avversari nelle sfide tra aspiranti chef a La prova del cuoco. Oggi giudica i dilettanti di MasterChef, (prodotto da Endemol Shine Italy, da giovedì 21 dicembre in prima serata su Sky Uno).
Mentre giudica sembra un Caterpillar travestito da Giulietta Spider d’epoca. Severa, implacabile, eppur dolce. Con le idee chiarissime: «La cucina è un mezzo potente per ampliare gli orizzonti della propria realtà, confrontarsi con i dilettanti aiuta». E ancora: «La tv permette di comunicare quel che si fa con efficacia e serenità, ti fa mettere in gioco».
Appena arrivata a Masterchef, Antonia Klugmann è stata accolta col sospettoso cameratismo guascone machista dagli altri giudici: «All’inizio si sono mossi come un branco di squali, poi si sono addolciti. Non sono qui per sostituire Carlo Cracco, lui ha smosso emozioni peculiari, amore e odio, io spero di portare me stessa».
E se i suoi colleghi fossero ingredienti per un piatto, commenta: «Barbieri sarebbe la mortadella di Bologna, Cannavacciuolo un primo piatto, Bastianich un hamburger o un bicchiere di vino».
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Gabriele Gambini
(Nella foto Antonia Klugmann)