Pubblicato il 15/12/2017, 11:31 | Scritto da La Redazione

Fox: Rupert Murdoch vende a Disney in cambio di quote

Murdoch cede Fox e Disney rileva studios e pay tv

Rassegna stampa: Il Sole 24 Ore, di Marco Valsania

Disney, o meglio la Walt Disney Co, ha conquistato per 52,4 miliardi di dollari (66 miliardi totali incluso il debito) gran parte degli asset della 21st Century Fox, l’impero costruito dall’ottuagenario Rupert Murdoch che ora passa la mano alla grande rivale d’un tempo. Una fusione che, per dimensioni e influenza dei marchi coinvolti, scuote alla radici gli equilibri di potere nel settore dei media tradizionali e digitali, dentro e fuori gli Stati Uniti. E intensifica la battaglia per la conquista di audience globali e di nuove strade di crescita tra colossi sempre piu’ in in grado di dominare contenuti o piattaforme di distribuzione – e spesso entrambi.

L’operazione è interamente in azioni in ragione di 0,2745 titoli Disney per ciascuna azione Fox. A Disney, che ha battuto Comcast nel corteggiare Murdoch, andranno gli Studios cine-televisivi della Twentieth Century Fox e attività internazionali quali la quota del 39% nella tv satellitare britannica e europea Sky e la Star India.

Topolino che cattura la Volpe. O se si vuole Mickey Mouse che doma l’uomo-lupo degli X-Men, Wolverine. La conquista dei pezzi pregiati della 21st Century Fox, l’impero di Rupert Murdoch, da parte di Disney ha scatenato una gara al miglior «titolo» per un’operazione che cambia il volto di media vecchi e nuovi, da Hollywood a Silicon Valley. Ma la definizione più appropriata potrebbe essere un Topolino che ruggisce. Per dar conto e immagine a un deal davvero particolare: nella corsa al riarmo nei contenuti – content is king per tutti nell’era del moltiplicarsi delle piattaforme di distribuzione -protagonista si fa oggi chi è già re del contenuto, che con Fox prende un compagno di strada.

Un ribaltamento, insomma, del copione ormai abituale: quello che vede leader hi-tech o delle telecomunicazioni saccheggiare il campo avversario – o piuttosto limitrofo – assetati di integrazioni verticali. Disney, guidata dall’indiscusso quanto schivo mogul Bob Iger, per vincere nel nuovo clima concorrenziale raddoppia invece anzitutto la sua potenza orizzontale di fuoco: riempie i propri arsenali, affiancando Studios di produzione e biblioteche smisurate, prima di scendere sul sentiero di guerra digitale.

È solo, per Disney, il primo passo. La strategia è di «shock and awe», per prendere un prestito dal Pentagono. Di dimostrazione di forza schiacciante destinata a tener testa a chi la metteva in discussione e le erodeva consumatori. L’obiettivo, una volta armata fino ai denti, è però ben più ambizioso: portare lei la sfida sulla frontiera cara agli avversari, le piattaforme digitali e lo streaming che fanno la fortuna di Netflix e Amazon come pure di Google e Facebook.

Non solo: la mossa rilancia anche sull’avanzata delle nuove Tlc multimediali e integrate. Di Comcast, che aveva corteggiato Fox e che ha negli ultimi anni assorbito la Universal; di Verizon, che ha messo le mani su Yahoo e Aol; di AT&T che cerca di chiudere l’acquisizione da 85 miliardi di di un altro pezzo di storia dei media, Time Warner con le sue Hbo e Cnn, nonostante le resistenze dell’Antitrust.

A prova della serietà della controffensiva in grande stile – e delle ripercussioni per gli equilibri di potere nei media e Internet a livello globale – non è un caso che Disney abbia ormai pronti piani per almeno due propri servizi di streaming. Il vero, nuovo «paradiso» della crescita. E che abbia promesso di togliere i diritti a suoi film e personaggi a Netflix. Né è un caso, soprattutto, che il leggendario Murdoch abbia deciso di passare la mano a Disney e abbia investito Bob Iger quale erede spirituale quando si tratta di costruire un impero del futuro.

 

(Nella foto Rupert Murdoch)