Pubblicato il 12/12/2017, 11:33 | Scritto da La Redazione

L’anno d’oro di Fedez: un concerto a San Siro, la paternità e il matrimonio

Fedez, un anno irripetibile: “Divento papà, canto a San Siro e mi sposo con Ferragni”

Rassegna stampa: Corriere della Sera, di Chiara Maffioletti.

Il 2018 sarà un anno irripetibile per Fedez. «Non penso ricapiterà mai un’annata così: diventerò papà, farò San Siro, mi sposerò», dice tra le nuvolette di fumo della sua sigaretta elettronica. «Con quelle vere ho smesso».
Fa effetto essere il più giovane artista italiano a esibirsi a San Siro?
«Sono super contento, anche se non fossi stato il più giovane. Era un obiettivo, solo un anno fa, irraggiungibile. Quando abbiamo aperto le prevendite (il concerto sarà il primo giungo e si chiama La Finale, per chiudere due anni di sodalizio con J-Ax , ndr.) non avevamo idea di cosa aspettarci. È stato un rischio, ci siamo detti: proviamo, male che vada lo facciamo vuoto. Dopo una settimana, visto come stavano andando le vendite, abbiamo invece pensato di rilanciare e fare un palco a 360 gradi a puntare alle 80mila persone. Lo avevano fatto solo gli U2. In quel caso, se sarà vuoto potremo dire: vabbè».
È emotivo?
«In generale molto, ma l’unico posto dove riesco a essere tranquillo e sereno è sui palchi dei miei concerti. Il resto lo vivo in maniera impetuosa».
Si vede anche a X Factor (giovedì ci sarà la finale).
«Al mio quarto anno avrei due possibilità: o farmi i fatti miei e prendermi la pagnotta o viverla come faccio. Le mie reazioni sono di una persona che tiene ai ragazzi. È normale si creino delle dinamiche di scontro, ci tengo a salvaguardare gli artisti che sono lì».
Lo farà anche il prossimo anno?
«Non lo so, decido sempre dopo l’ultima puntata. A me piace continuare a fare parte del programma più bello che c’è in Italia, per me non ne esiste uno fatto meglio».
È vero che la sua opinione influenza molte dinamiche del talent?
«Io do dei pareri: mi piace che il programma funzioni, che il tavolo giri. Partecipo attivamente alle riunioni di produzione. Se le cose vanno bene siamo tutti confermati».
Ma questo lavoro lo fanno tutti i giudici?
«Non non saprei, penso di no. In passato mi è capitato anche di sapere quali erano i giudici in lizza e dare i miei pareri, poi non so come siano stati presi».

Le litigate che fate al tavolo poi si trascinano?
«Un po’ sì, ma gli strascichi, tutti più che civili, dimostrano che abbiamo a cuore la cosa. Con Manuel (Agnelli, ndr) abbiamo avuto il nostro diverbio, va bene così».
Si è mai immaginato in un altro programma?
«Non ho velleità televisive: sto bene lì ed è già tanto. Non punto a fare televisione, non farei nient’altro se non “X Factor”».
Si spiega perché é così seguito sui social network? Perché quello che fa o dice è in grado di condizionare tante persone?
«Non è una cosa di cui mi rendo conto l’influenza, non la noto. Anzi, non penso sia così».

Ma come? Spesso le sue dichiarazioni sono state riprese anche dai politici…
«Ho avuto un periodo molto focalizzato sulla politica sociale, ora sono più tranquillo. Ma tengo a esprimere il mio parere: un artista deve dire quello che pensa senza pensare troppo alle conseguenze».
Ne ha avute?
«Parecchie: due interrogazioni parlamentari, un paio di querele, articoli denigratori, Gasparri mi ha chiesto mezzo milione di euro. Ma rifarei tutto, dalle dichiarazioni su Expo alla querelle con Salvini. Mi sono sempre espresso in modo civile, spesso più civile dei politici. Ma anche se in Italia non si perdona, ci si dimentica molto in fretta».

Come vive l’attesa di diventare papà?
«Non mi mette ansia, è un bambino cercato. Ci abbiamo pensato veramente tanto, perché sai che devi togliere qualcosa a quello che stai facendo e siccome sia io che Chiara abbiamo tanti impegni, abbiamo dovuto ragionare a lungo».
Eppure non state insieme da molto…
«Un anno e mezzo. Ma è stato tutto naturale, è un desiderio arrivato quasi subito. Io mi sento più che pronto a togliere qualcosa al mio lavoro, ad apparire di meno per questo bimbo».
Un bimbo che è già famoso. Pubblicherete anche le sue foto assieme a quelle del vostro amore?
«Non vedo perché no: posteremo le sue foto, è la gioia più grande da condividere. Lo trovo normale, non è che me lo sono domandato».
Due anni fa avrebbe immaginato di parlare tanto presto di queste cose?
«No, perché prima di conoscere Chiara ero molto, molto diverso, con priorità diverse».
E se non l’avesse citata in «Vorrei ma non posto», davvero ora forse non sareste qui?
«È assurdo. Ci siamo scritti perché aveva sentito la canzone. Quando l’ho scritta non era certo per provarci ma senza non ci sarebbe stato il pretesto da cui è nato tutto. Assurdo».
Come si riconosce la persona che ti fa cambiare chi eri?
«Vorrei essere poetico, ma è questione di alchimia. Lo capisci e basta, viene da sé. Ho avuto relazioni molto più lunghe, che sono valse la metà di quella con Chiara. È un rapporto di simbiosi in cui ci siamo proprio trovati, siamo molto simili e diversissimi… però quando ti trovi… Ora lei è partita per Parigi e io non dormirò: non riesco più a dormire da solo. È una cosa che mi spaventa un sacco».
Come è nata la proposta di matrimonio al suo concerto, all’Arena?
«Lei non sapeva niente. E la verità è che due giorni prima avevamo litigato in modo furibondo, come i pazzi. Non ci siamo parlati per un giorno e quello dopo dovevo chiederle di sposarmi. Ero in totale paranoia. Però poi ho pensato: se devo farlo, è più bello avere il brivido di non sapere cosa ti risponde. In realtà era un semi ricatto: prova a dirmi di no davanti a tutte queste persone».
Si sente un po’ il protagonista di una favola moderna?
«Boh, per me è la mia vita. Esprimermi con una canzone, davanti al mio pubblico, era il modo migliore che conoscevo per farlo».
Non è scontato riuscire a vivere del suo lavoro…
«Vivo con la coscienza che è una delle professioni più effimere che esistano: un giorno fai San Siro e quello dopo torni al Leoncavallo. La strada è ancora lunga. In questo momento sono abbastanza nazional popolare ma non sono un’istituzione nella musica. Sento addosso occhi puntati che cercano di vedere più il difetto che il pregio».
Si spiega il perché?
«Mi sento percepito più str… di quello che sono».
Se un domani si stufasse dei tatuaggi?
«Non mi stufano. E se mi stufano li copro, ne faccio un altro sopra. E’ già successo. In passato avevo aperto un negozio di tatuaggi con la mia ex fidanzata e facevo la cavia coi tatuatori: i primi non sono proprio bellissimi. Era il mio piano B. Il disco con cui ho avuto successo da indipendente era l’ultima possibilità che mi ero dato».
E se non fosse andata bene?
«Avrei detto basta con la musica. Magari sarei ancora in quel negozio, non lo so. Qualcosa mi sarei inventato, ma non ci voglio neanche pensare. Si può sempre tornare indietro nella vita».

 

(Nella foto Fedez)