Pubblicato il 10/12/2017, 16:06 | Scritto da La Redazione

Saviano replica a de Raho e Gratteri: I boss di Gomorra non sono eroi

Saviano replica a de Raho e Gratteri: I boss di Gomorra non sono eroi
In poche ore la fiction "Gomorra" ha collezionato numerose critiche da parte di magistrati in prima linea contro la criminalità. Così su Repubblica.

La risposta dello scrittore alle critiche di alcuni magistrati. Poi l’attacco al sindaco: “A Napoli si spara ancora, è la vittoria di de Magistris”

 

 

Rassegna Stampa: Repubblica, pagina 20 di Dario Del Porto e Alessandra Vitali

 

La serie tv

“I boss di Gomorra non sono eroi

Saviano replica a de Raho e Gratteri

 

La polemica Saviano e la fiction di Gomorra

“I miei boss non sono eroi”

La risposta dello scrittore alle critiche di alcuni magistrati. Poi l’attacco al sindaco: “A Napoli si spara ancora, è la vittoria di de Magistris”

 

Di che cosa stiamo parlando

In poche ore la fiction “Gomorra” ha collezionato numerose critiche da parte di magistrati in prima linea contro la criminalità: “Non coglie alcun aspetto della camorra di oggi” ha detto uno dei coordinatori della Dda di Napoli. Duro anche il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho: “Umanizza i boss”. La replica di Roberto Saviano ieri a Napoli

 

Da tre anni Gomorra — La serie deve difendere se stessa. Devono farlo i produttori, l’autore, gli attori. Sembra difficile capire quel che Roberto Saviano ripete fm dalla messa in onda della prima puntata, nel 2014: la narrazione interpreta la grammatica del potere e ne illumina le dinamiche, e questo significa cominciare a conoscere la strada della soluzione. Ma la polemica ciclicamente si ripresenta. Da una settimana il dibattito anima Twitter. Dalla sesta puntata, in cui un operaio viene ammazzato sotto gli occhi del figlio disabile perché ha protestato con il datore di lavoro camorrista per una paga troppo bassa. Twitta @cherrywaves, “persona vicina alla solitudine delle famiglie dei ragazzi disabili”: “È tutta qui la bellezza della serie, non ha pietà dello spettatore esattamente come accade nella vita reale”. Risponde @a Ctr10101: “L’episodio più pedagogico per ribadire che non c’è regola né onore in certi stili di vita”. Poi @michelepiccari: “Gli sceneggiatori, con la vicenda del ragazzo disabile, ci hanno ricordato che #Gomorra3 non è una storia di eroi ma di criminali”. A chi contesta l’esaltazione del male e il riflesso sulla città, risponde Salvatore Esposito, nella serie Genny Savastano, attivo e combattivo sui social: “Ma vi hanno mai raccontato dell’aumento degli iscritti nelle scuole di recitazione o dell’aumento dei turisti a Napoli o delle produzioni nazionali e internazionali che sono arrivate dopo Gomorra? Ah no?”. A Napoli c’è tornato anche Saviano, ieri alla Feltrinelli di piazza dei Martiri per presentare, undici anni dopo Gomorra, il nuovo libro Bacio feroce. Nuove storie di giovanissimi camorristi nel cuore della città. Nelle strade si continua a sparare, «è la vittoria di de Magistris — commenta Saviano — che in questi anni ha negato l’esistenza delle “paranze” poi è stato costretto ad ammetterla. Il risultato è che non si parla di quello che accade». Pochi giorni fa, le critiche mosse alla serie Sky dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, dal capo della Dda di Napoli Giuseppe Borrelli, dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. In situazioni diverse hanno parlato di “rappresentazione folcloristica e pericolosa”, dell’errore di “mostrare la camorra come fosse un’associazione come tante altre” ma “la camorra è fatta soprattutto di violenza”, del “rischio di emulazione dietro l’angolo”. «Il rischio emulazione — replica Saviano — credo sia un paradosso. Chi guarda 11 padrino diventerà Michael Corleone? Chi legge Shakespeare diventerà Riccardo III? Quando un libro, un film, una serie tv raccontano le ferite senza edulcorarle, mettono a soqquadro la percezione della realtà facendo nascere una domanda: ma davvero questo accade? Una serie che racconta il male, mostra la ferita, produce sofferenza e quindi cambiamento e crescita». Una risposta simile era arrivata su Twitter sempre da Salvatore Esposito: “Quindi mi state dicendo che è colpa di Sofocle, Scorsese, De Palma, Tarantino se esiste il male?”. E Marco D’Amore, l’attore che interpreta Ciro Di Marzio, aveva commentato: ‘Guardate i Sopranos, la libertà con cui è stato raccontato quel mondo. La nostra è una fiction, non un documentario. Siamo liberi di raccontare la savana dal punto di vista del leone o della gazzella. E non penso sia sbagliato un modo o l’altro. Però bisogna stare attenti, c’è il rischio di scivolare verso la censura».

 

(Nella foto, un frame di Gomorra)