Pubblicato il 29/11/2017, 19:30 | Scritto da Gabriele Gambini

Elena Bianchi, Yam112003: Brave-Storie di ragazze coraggiose su LaEffe è un modello per le donne

Elena Bianchi, Yam112003: “Brave è un programma aspirazionale, raccontiamo storie di ragazze che non sono state solo diligenti, ma anche coraggiose nel realizzare il proprio sogno”

Donne brave, dove “brave” è sia l’aggettivo che qualifica una condotta professionale, sia, scavando nell’etimologia, sinonimo di “coraggioso”. Yam112003 prosegue col filone dell’attualità stringente – lo aveva già fatto con Di fatto, famiglie e con Diversamente amore – ideando e producendo per LaEffe (da mercoledì 29 novembre in prima serata, canale 139 Sky) Brave – storie di ragazze coraggiose. Otto appuntamenti monografici diversi per contenuto, simili per forma e sostanza: storie di donne diventate artefici di una carriera soddisfacente, scelta assecondando un sogno interiore, non le convenzioni sociali.

Alice Pasquini, artista, illustratrice legata alla Street Art, riconosciuta a livello internazionale; l’imprenditrice Maria Letizia Gardoni, figlia di dipendenti pubblici che, a 19 anni, ha fondato la sua azienda agricola e a 25 anni è diventata presidentessa nazionale di Coldiretti Giovani Impresa; la stilista Stella Jean, italo-haitiana; Caterina Ceraudo, chef calabrese, chef donna del 2017 secondo la Guida Michelin; Beatrice Venezi, 27 anni, la più giovane direttrice d’orchestra italiana; Licia Troisi, astrofisica e scrittrice italiana di fantasy più tradotta al mondo; Chiara Montanari, ingegnere, prima italiana a capo di una spedizione in Antartide; l’alpinista Tamara Lunger, seconda donna italiana a raggiungere la vetta del K2.

In bilico tra pubblico e privato, i racconti tirano la volata al dibattito sul neo-femminismo tanto popolare oggi. Nascondendo sottotraccia domande che anticipano scenari possibili. Prima tra tutte: in un’era in cui evoluzione tecnologica e estensione dei diritti civili consentono una compensazione delle differenze fisiche e biologiche tra generi e dell’incasellamento in ruoli sociali statici, c’è spazio per prospettive di carriera che valorizzino l’individuo, prescindendo dall’appartenenza sessuale?

Elena Bianchi, Chief Creative Officer and Founder di YAM112003, Brave – Storie di ragazze coraggiose si propone di rispondere a quesiti come questo?

Alla base del programma c’è l’attenzione a tematiche di stretta attualità da parte della nostra squadra di lavoro, che annovera una nutrita componente femminile. Siamo partiti dal gioco di parole del titolo: brave significa sia “capaci, efficienti”, sia, all’inglese, “coraggiose, indomite”. In passato, alle ragazze, l’educazione tradizionale ha richiesto di essere diligenti, di eccellere nei campi a loro destinati. Raramente ha insegnato loro il coraggio di osare, di accettare sfide, di mettersi in discussione, forzando la mano con percorsi di carriera scelti per realizzare un personale sogno. Di essere, in un certo qual modo, rivoluzionarie.

Dunque il valore del programma è didattico?

Preferiamo chiamarlo aspirazionale. Gli otto episodi, diversi tra loro per tipologia di mestiere raccontato, personalità e vissuto delle protagoniste, forniscono esempi concreti alle donne della nuova generazione, ma anche agli uomini. Con uno scopo preciso: partire da un racconto di genere, per superare lo stesso concetto di appartenenza a un genere. E per mostrare come una carriera di successo possa essere costruita considerando l’individuo, senza distinzioni particolari.

Tra i volti scelti, non ci sono personaggi dello spettacolo.

Il cast è eterogeneo e prevede donne che ce l’hanno fatta in tanti settori, scelti per l’alto valore rappresentativo nella società. C’è Chiara Montanari, ingegnere a capo di una spedizione in Antartide. Maria Letizia Gardoni, che a soli 19 anni ha fondato la sua azienda agricola. Sono storie di quotidiana normalità, valorizzate dall’approccio coraggioso e rivoluzionario delle protagoniste. C’è il racconto della parte pubblica, ma anche di quella privata. Dalla città in cui sono nate all’approdo attuale.

Quali sono le difficoltà maggiori che vengono raccontate?

A volte il pregiudizio di genere, altre volte gli ostacoli classici che può incontrare chiunque compia una strada di realizzazione. Nella costruzione delle puntate, non ci siamo posti il problema di raccontare un ostacolo preciso, abbiamo preferito insistere sull’intensità e l’autenticità del vissuto, lasciando fluire spontaneamente la narrazione.

Le protagoniste sono anche mamme e, se sì, l’assecondare una carriera ha influito sulla decisione di diventare genitore?

Alcune lo sono, come Licia Troisi. Altre sono ancora molto giovani. Ogni puntata racconta anche il privato, diventa testimonianza diretta e innesca riflessioni su presente e futuro della protagonista.

Esiste un valore aggiunto nell’essere donna e nell’affrontare con un proprio peculiare punto di vista un mestiere universalmente considerato maschile?

Se esiste, non è stata la prima domanda che ci siamo poste nell’imbastire il programma. In molti casi sono emerse qualità di coordinamento e di diplomazia, specie nelle protagoniste che ricoprono un ruolo dirigenziale. Non significa però che siano qualità spiccate femminili o maschili. Il loro esempio può innescare un circolo virtuoso che garantisce opportunità di realizzazione senza distinzione stereotipata.

Però il programma è scritto da Francesca Mazzantini e Chiara Salvi, con Anna Nicoletti come produttore esecutivo e la regia di Stefania Vialetto. Fate discriminazione di genere al contrario?

No, il confronto tra uomini e donne nel lavoro ha sempre una valenza propositiva e avviene in ogni nostra produzione. Ripeto, partire da una valorizzazione del genere femminile per vincere gli stereotipi può portare al superamento futuro dei generi tour-court sul piano delle opportunità professionali.

Yam112003 è specializzata in branded entertainment, ma non lesina sul racconto sociale con formati come questo. Per il futuro avete in mente ulteriori progetti?

Ci piacerebbe affrontare il tema dell’integrazione e delle differenze culturali. C’è un progetto a riguardo ma è presto per parlarne nel dettaglio.

 

Gabriele Gambini

 

(Nella foto un momento del programma)